TORINO 25 – "Moscow" – "Boys" – "On the third place from the sun" (Zona)
Tre intensi frammenti di poco più di mezzora ciascuno, tre penetranti poesie in movimento che raccontano splendore nella desolazione di una Russia che parla attraverso ciglia di bambini, cani selvatici, pubblicità occidentali, radiazioni, confini dilatati, lavoro nero, istanti di luce, fantasie di liberazione.
MOCKBA/ MOSCOW di Bakur Bakuradze e Dmitriy Mamuliya (
I due registi georgiani si muovono tra ballatoi, costruzioni incomplete e spazi sempre troppo contigui, la preparazione del cibo che scandisce i momenti di riposo, letti divisi davanti alla televisione (che rimanda immagini di un mondo sempre più lontano), l’abitudine all’attesa – sigarette fumate contro il muro assolato, a piedi nudi – e i discorsi di tutti, adulti e ragazzini, imbevuti di una rassegnazione invincibile, in cui la parola “lavoro” è solo una possibilità che non viene pagata da mesi (fin dall’inizio:
MAL’CHIKI/ BOYS di Valeria Gui Germanica (Russia, 2006,
I fratelli Anton e Roman vengono infilati in macchina, ammoniti e qualche volta anche distrattamente amati, condotti da un orfanotrofio a una stanza fatiscente in cui vive una famiglia di nomadi, strappati alle loro scorrerie di strada – rubare scope per volare e rompere cassette della posta per spargere coriandoli di lettere – e seguiti nella loro condizione di ambigui bambini adulti, spavaldi ma prossimi alle lacrime, ciglia bionde in mezzo alla neve, golosi allo stesso modo di caramelle e sigarette, nove e undici anni che è ancora possibile consolare con una fetta di torta, ma non ingannare a proposito dell’abbandono in cui siede
ON THE THIRD PLANET FROM THE SUN di Pavel Medvedev (
"Dopo un massacro tutto dovrebbe tacere, e infatti tutto tace, sempre, tranne gli uccelli. E gli uccelli cosa dicono? Tutto quello che c'è da dire su un massacro, cose come "puu-tii-uiit"?" Kurt Vonnegut
Una processione di esseri umani – contadini dai visi segnati in pellegrinaggio, mangiati vivi dagli insetti messaggeri di tremende conseguenze, la sperimentazione atomica che non viene cancellata, uomini che recuperano rottami dalle acque – avanza calpestando carcasse, incontrando spaventapasseri, cani selvatici, sopravvissuti che sembrano non solo superstiti, ma quasi note stonate – come se gli esseri umani non trovassero forma in mezzo a un paesaggio dolorosamente silenzioso, terremotato da suoni e immagini di un pianeta disabitato dopo un’esplosione, squarciato malgrado tutto da una bellezza luminosa e malsana, che si tratti del vento che muove un uccello impiccato o una ragnatela perfetta, che si produca nel silenzio o nel fragore di un treno.