TORINO 25 – Tutti pazzi per Nanni

GYEONG-UI-SEON/ THE RAILROAD di Heung-sik Park (Corea del Sud, 2006) in Concorsoa Torino 2007Presentato il programma della 25esima edizione del Torino Film Festival, la prima sotto l’egida di Nanni Moretti. Tante conferme, qualche sorpresa, un occhio al mercato e l’altro al cinefilo: il TFF targato Ecce Bombo sembra nascere come perfetta antitesi alla Festa (democratica) di Veltroni & Friends… (Video) GALLERIA FOTOGRAFICA
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Se siete tra quelli che ancora cercano una risposta decente all’interrogativo riguardante la querelle torinese, con la deposizione del trio Rondolino-D’Agnolo Vallan-Turigliatto in favore di Nanni Moretti e della sua squadra, gioite pure tranquilli perché una risposta, finalmente, vi sarà data. Ed è tutta in una piccola cosa, una sciocchezzuola, una quisquilia per dirla con Totò, che è avvenuta oggi durante la presentazione a Roma del 25° Torino Film Festival: tutte quelle telecamere, mai viste così tante per una presentazione del TFF, che entravano in funzione con i loro faretti aggressivi solo ed esclusivamente quando parlava lui, anzi, Lui, sua Maestà Nanni Moretti, ecco la risposta ai tanti perché.
Non pensiamo davvero di fare torti a qualcuno sintetizzando così brutalmente un’ora e più di spettacolo morettiano, con tutti i suoi must tipici (“Acqua, si può avere un po’ d’acqua?” gridato al microfono…), le sue idiosincrasie e le sue passioni. Il ricambio, lo scontro generazionale, il vecchio e il nuovo, i poteri forti, le ingerenze politiche, l’indipendenza della cultura, insomma, i temi caldi di ormai quasi un anno fa sembrano svanire all’improvviso, di quel dibattito sulla cultura e di quella polemica serratissima tra frange, potentati, scuole, chiamatele come volete, rimane soltanto un vago ricordo, oltre ad un tenue odore di marcio. La sensazione, diciamolo chiaramente, è che la scelta di Nanni Moretti sia stata una scelta legata al suo essere “personaggio”, unico possibile valore aggiunto per un festival che, forse per sua stessa natura, oltre quello a cui è arrivato sa già di non poter arrivare. No, non stiamo dicendo che il buon Nanni farà solo da prestanome, è ovvio, diciamo che la sua scelta è stata dettata essenzialmente da quelle telecamere accese ad intermittenza sul suo volto…
Ma veniamo al festival e a questa prima edizione di rottura, o presunta tale: ebbene la rottura, se c’è, non si vede. Moretti ha tenuto a precisare, oltre al suo disprezzo per la veltronata romana, che ha sempre amato particolarmente il festival di Torino e che vuole proporre quel tipo di festival (e a qualcuno è venuto da sorridere ripensando all’ossessione per la mondanità, ad esempio, che l’Assessore alla Cultura delle Regione Piemonte Gianni Oliva manifestava non più tardi di un anno fa…), continuando a riporre l’attenzione verso quel cinema, diciamo così, meno standard, più di ricerca.
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E in effetti, scorrendo i titoli e i nomi, il pensiero che non di rivoluzione si tratti ma più che altro di rimpasto, affiora forte e deciso. Emanuela Martini e i suoi selezionatori dicono di aver puntato parecchio sul Concorso Torino 25, certamente un po’ sacrificato nelle scorse edizioni, dove trova posto anche la prima avventura nel lungometraggio per l’attrice canadese Sarah Polley (Away From Here, presentato a Berlino), e dove invece notiamo con un misto di smarrimento e di piacere che non si è trovato un posto nemmeno per un film italiano, e in tempi di festival dove gli italiani sono garantiti per contratto, questo ci sembra un buon segno. Gli italiani, si dirà, risiedono altrove, ovvero in Panorama Italiano: 5 pellicole, di cui 4 in anteprima mondiale, tra cui l’esordio alla regia per un altro attore, questa volta di casa nostra, Fabrizio Bentivoglio (Lascia perdere Johnny) e più di un documentario, tra la Comencini (Francesca) e Wilma Labate.
Ci sarà poi la solita vetrina per pellicole passate nei maggiori festival internazionali, divisi stavolta tra quelli che hanno già una distribuzione italiana – vedi la sezione Anteprime, dove spiccano i nuovi lavori di David Cronenberg e Wong Kar Wai – o quelli che ancora ne cercano una – vedi i Fuori Concorso, con Aleksandr Sokurov, Valeria Bruni Tedeschi e Pang Ho-Cheung a fare da numi tutelari; poi troviamo una interessante sezione diretta da Massimo Causo, magmatica, ricca di spunti e formati diversi, geografie impazzite e sperimentazioni estreme, sguardi e orizzonti lontanissimi, un non-luogo metaforicamente chiamato La zona dove trovano spazio tra gli altri Bela Tarr e Gianikian/Ricci Lucchi, Pedro Costa e Ran Slavin; infine, i consueti spazi dedicati ai documentari, Italiana.Doc, ai cortometraggi, Italiana.Corti e alla città, Spazio Torino.
Discorso a parte lo meritano le due retrospettive, forse uno dei fiori all’occhiello della passata direzione del festival. Forse è qui che si nota lo scarto maggiore tra il vecchio e il nuovo: lasciati da una parte i vari Sganzerla, Bressane, Lino Brocka, Lodge Kerrigan, Stavros Tornes, sguardi di cinema davvero sommersi, quest’anno ci si concentrerà su percorsi non meno interessanti ma certamente più battuti, come Wim Wenders e John Cassavetes. In particolare, va segnalato che la retrospettiva su Wenders è assolutamente integrale, inclusi alcuni tra i suoi primi corti gelosamente custoditi dal FilmMuseum di Monaco di Baviera e praticamente invisibili da anni.

Queste, in linea di massima, le coordinate del TFF numero 25. Per il resto, non ci resta che attendere…

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Nanni Moretti presenta il Torino Film Festival

Nanni Moretti risponde ad una domanda del nostro direttore e poi lascia la parola a Massimo Causo.

(Video a cura di Emiliano Bertocchi)

 

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