TORINO 27 – "Medalia de onoare", di Calin Peter Netzer (Concorso)
Il film di Netzer cerca il respiro ampio nel passo lento, nel movimento minimo e aspira a entrare, a pieno titolo, in ‘una certa tendenza’ del nuovo cinema rumeno. Un cinema riconoscibilissimo, che sembra sempre tormentato da un’ossessione, inchiodato su un punto focale che si pone all’esatto incrocio tra l’ironia amara e surreale e la tragedia degli affanni individuali e collettivi

Il secondo lungometraggio del trentaquattrenne Netzer sembra mostrare una doppia anima. La sceneggiatura di Tudor Voican punta alto, incrociando i temi eterni dellla vecchiaia, del declino e della solitudine con il ritratto di una nazione che stenta a rinascere dalle ceneri di un plumbeo passato. D’altro canto, la regia di Netzer sembra mantener un profilo basso, affidandosi a uno stile controllato, dai ritmi pacati. Molti interni, inquadrature per lo più fisse, pochi movimenti di macchina. E tutto in funzione della storia e degli attori, a partire dall’eccellente protagonista, Victor Rebengiuc. In realtà Medalia de onoare cerca il respiro ampio nel passo lento, nel movimento minimo e aspira a entrare, a pieno titolo, in ‘una certa tendenza’ del nuovo cinema rumeno. Un cinema riconoscibilissimo, che sembra sempre tormentato da un’ossessione, inchiodato su un punto focale che si pone all’esatto incrocio tra l’ironia amara e surreale e la tragedia degli affanni individuali e collettivi. Quella medaglia è la speranza di un riscatto, ma anche il pallido surrogato di una riconciliazione sommersa dagli egoismi e dalle meschinità. Un sogno di felicità e, al tempo, il segno dell’incubo di una burocrazia che gira a vuoto. Ma l’impasse esistenziale e politica, come una strana condanna, sembra imbrigliare il cinema. E il film di Netzer sconta il limite di un’immagine che insegue la scrittura, senza mai raggiungerla.