TORINO 28 – "City veins", di Andrea Deaglio (Italiana.doc)

City Veins, di Andrea Deaglio - Torino 28Dentro una fotografia scattata da un ponte su un'area fluviale a pochi chilometri da Torino c'è un'umanità che vive e soffre. Ci sono famiglie di Rom e gente del sud trapiantata nella capitale dell'auto trentanni fa che lì ha tirato su degli orti. Ci sono immigrati che sopravvivono e vecchi pensionati con i cani, ci sono italiani che hanno perso il lavoro e la casa

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City Veins, di Andrea Deaglio - Torino 28Dentro una fotografia scattata da un ponte su un'area fluviale a pochi chilometri da Torino c'è un'umanità che vive e soffre. Ci sono famiglie di Rom e gente del sud trapiantata nella capitale dell'auto trentanni fa che lì ha tirato su degli orti. Ci sono immigrati che sopravvivono e vecchi pensionati con i cani, ci sono italiani che hanno perso il lavoro e la casa. Ci sono baracche,  e per chi la cerca  come Frida anche l'eroina. Sul ponte  le macchine sfrecciano e sotto le stagioni cambiano il paesaggio e le abitudini degli abitanti. Formiche viste dall'alto. Dagli indifferenti cittadini che risiedono nello stesso spazio urbano, ma ne ignorano la presenza (o fanno finta). Andrea Deaglio scende in mezzo a questa umanità registrandone con la videocamera la presenza e la vita. Questo documentario aspira però anche ad altro. Dietro c'è un progetto di un osservatorio permanente sull'area che possa raccontare e monitorare quello che accade,  ad esempio i progetti del Comune di Torino di trasformarlo in un parco e in un campo da golf. Un gruppo di persone ha adottato questo microcosmo e i loro abitanti cercando di salvaguardane gli inevitabili cambiamenti. La soggettiva di Deaglio non offre un giudizio su ciò che accade tra gli alberi e sulle sponde del fiume, tra gli italiani e i Rom, tra chi c'era da tempo e chi è arrivato dalla Romania. Nei traffici illeciti di eroina. Il mondo impressionato è quello che non vediamo perchè non ci interessa conoscerlo, non fa parte della città che brulica e produce. Queste formiche vivono di  espedienti o piccoli lavoretti ai margini di quella che tutti considerano la società. 

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