TORINO 29 – “I più grandi di tutti”, di Carlo Virzì (Concorso)

Come cantano Catherine Deneuve e Milos Forman in “Les bien-aimés”: la mela non cade lontano dall’albero, ed in questo caso la mela (Carlo Virzì) non si allontana molto dall’albero cinematografico (Paolo Virzì). Più che The Commitments, The Blues Brothers o Almost Famous, siamo ancora dalle parti di Ovosodo. Ma alla fine non è neanche colpa di Carlo Virzì (che comunque vanta un passato da indie-rocker) se il rock in Italia è un’altra cosa, se le nostre canzoni rock parlano di Oriali mentre quelle degli altri di George Best.

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Alla sua seconda prova da regista Carlo Virzì decide di riunire le due passioni della sua vita: il rock e il cinema portando sullo schermo la storia di una fantomatica rock band indie, i “Pluto”, che dopo più di dieci anni nel dimenticatoio ha l’occasione di riunirsi e tornare a suonare. Loris (un Alessandro Roja il cui look ricorda molto quello di Zach Galifianakis in Una notte da leoni e come lui è un po’ “fuori sincrono”col mondo), ex batterista dei Pluto, riceve una mail da un giornalista musicale che vorrebbe fare un documentario su di loro e riportarli sul palco. Benché convinto dell’impossibilità della cosa, si reca all’appuntamento con il giornalista e, trovatosi di fronte ad un ragazzo immobilizzato sulla sedia a rotelle eppure pieno di passione e fiducia nei Pluto, non riesce a rifiutare. Parte allora alla ricerca degli altri componenti per ricostruire la band ed insieme, fra vecchi malintesi da risolvere e legami sentimentali adolescenziali da affrontare, si prepareranno al grande concerto che rappresenterà per tutti un momento di transizione.

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Come cantano Catherine Deneuve e Milos Forman in “Les bien-aimés”: la mela non cade lontano dall’albero, ed in questo caso la mela (Carlo Virzì) non si allontana molto dall’albero cinematografico (Paolo Virzì). Più che The Commitments, The Blues Brothers o Almost Famous, siamo ancora dalle parti di Ovosodo, con gli stessi attori (Claudia Pandolfi e Marco Cocci: manco a dirlo, il solito “bello e dannato”) e le stesse dinamiche fra i personaggi che cercano di crescere affrontando le brutture del mondo e della vita adulta: la disabilità, l’alienazione, la precarietà. Come in Ovosodo, anche qui a guidarci tra le peripezie del gruppo è la voce narrante del protagonista ed è sempre lui, ora come allora, a tracciare un bilancio delle vicende ed a farci capire che sì, tutto sommato, la vita è fatta di piccole gioie: come la conquista del rispetto del proprio figlio.

Sta tutta qui la differenza fra il film di Virzì e le sue fonti d'ispirazione (sopraelencate e da lui dichiarate) che parlano di perdenti orgogliosi che mandano tutto all’aria per stupide gelosie o pazzi svalvolati pronti a tutto per una buona azione, ma mai di immaturi in cerca di un posto nel modo.

Ma alla fine non è neanche colpa di Carlo Virzì (che comunque vanta un passato da indie-rocker) se il rock in Italia è un’altra cosa, se le nostre canzoni rock parlano di Oriali mentre quelle degli altri di George Best, se i nostri rocker hanno le facce rassicuranti di Vasco e Ligabue.

 

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    Un commento

    • Il ragazzo sulla sedia a rotelle è interpretato magistralmente dall'attore Corrado Fortuna!