TORINO 29 – “Ulidi Piccola mia”, di Mateo Zoni (Concorso)
Al suo primo lungometraggio, dopo aver lavorato per la Rai come documentarista e dopo vari cortometraggi, Mateo Zoni si ispira al libro di Maria Zirilli, “Fuga dalla follia. Viaggio attraverso la legge Basaglia”. Pudore e invadenza si confondono in un'opera che sembra lasciar agire liberamente i suoi protagonisti all'interno di una casa famiglia. Probabilmente è proprio questa la capacità migliore del regista: attraversare la quotidianità, scandendo gli attimi di calma e le difficoltà del vivere
Al suo primo lungometraggio, dopo aver lavorato per la Rai come documentarista e dopo vari cortometraggi, Mateo Zoni si ispira al libro di Maria Zirilli, “Fuga dalla follia. Viaggio attraverso la legge Basaglia”. Pudore e invadenza si confondono in un'opera che sembra lasciar agire liberamente i suoi protagonisti all'interno della casa famiglia. Probabilmente è proprio questa la capacità migliore del regista: attraversare la quotidianità, scandendo gli attimi di calma e le difficoltà del vivere. Documentario in cui le tre ragazze interpreti principali sono microfonate e potrebbero magari anche guardare in macchina o rivolgersi al cinema quasi come fosse un amico immaginario, pronto a seguirle ovunque e facendo un passo indietro quando i confini si mostrano invalicabili. Tutto il resto conta relativamente, come la presunta (presunta magari solo per noi spettatori) intenzione di mettere a confronto due culture diverse (quelle che compongono la famiglia di una delle protagoniste) o la presunta volontà di tratteggiare un quadro sociale sulle funzioni reali e concrete degli istituti riabilitativi in Italia.