TORINO 30 – "Ruby Sparks", di Jonathan Dayton e Valerie Faris (Festa Mobile)
A 6 anni di distanza da quel piccolo gioiello di Little Miss Sunshine, i due registi statunitensi tornano con un'altra commedia eccentrica,qui dentro tutti i meccanismi della creazione che sa raccogliere impetuosamente le declinazioni dell'amore e della passione e scivola forse in qualche momento di prevedibilità. Ma è esplosivo, pieno di invenzioni, con Paul Dano e Zoe Kazan che – forse si forse no – portano dentro una parte di loro stessi
In una vicenda che raccoglie impetuosamente tutte le declinazioni dell'amore e della passione – in modo più spontaneo di come invece oggi certi cineasti giovani troppo cinefili francesi parlano invece in prima persona dei sentimenti guardando sempre dietro alla Nouvelle Vague per esibire tutti i film essenziali che hanno visto e le buone letture che hanno fatto – in cui Paul Dano (che aveva già recitato con i due registi nei panni del figlio che si rifiutava di parlare in Little Miss Sunshine) e Zoe Kazan (anche compagni nella vita), forse mettono in gioco, forse no, frammenti della loro quotidianità come, per esempio, i momenti in cui Ruby cucina o gli oggetti nel cassetto che la caratterizzano.
Scorrono le foto di Humphrey Bogart e John Lennon, la visione della ragazza come il coniglio in Harvey con James Stewart, Sabrina di Billy Wilder ma anche lo slancio alla Truffaut con i due che fanno colazione, in cui si materializzano quasi gli spettri di Antoine Doinel e Claude Jade. L'appartamento di Calvin si apre, diventa set gigantesco, esplodono anche i colori quasi con gli schizzi di vernice del primo episodio di New York Stories, si mettono in gioco tensioni prima nascoste come tutta la parte della visita a casa della madre e del suo compagno (Annette Bening e uno scatenato Antonio Banderas). Zoe Kazan, vista in E' complicato di Nancy Meyers, Meek's Cutoff di Kelly Reichardt e Revolutionary Road di Sam Mendes, è anche autrice della sceneggiatura, ha una penna agile e nervosa. Forse il film sconta, ma solo appena, qualche (in)evitabile prevedibilità perché ha esaurito quasi tutta una vita dentro un film. Ma si va oltre il tranquillo garbo di (500) giorni insieme. Qui probabilmente sono molti di più.