TORINO 30 – "Una noche", di Lucy Mulloy (Concorso)
Una Noche è un film tattile, che racconta Cuba come luogo magmatico, sinestesia di visioni, musiche, rumori, pregna di una miseria drammatica ma brutalmente bella. Un racconto di formazione viscerale in cui le passioni dei tre giovani protagonisti passano attraverso i loro corpi in un movimento continuo vanificato dalla spinta centripeta dell’isola. E il mélo latino abbraccia allora il senso di incombente fallimento e predestinazione della City of God di Mereilles
Un piano disperato il suo che coinvolge Elio e Lila, gemelli inseparabili. Ma non ci sono vie di fuga dall’isola. Restano solo il cielo o il mare che tanto affascina e terrorizza al tempo stesso la protagonista.
Per realizzare Una noche (primo capitolo di una trilogia di cui è attualmente in produzione il secondo episodio) Lucy Mulloy ha trascorso oltre un anno e mezzo a Cuba e l'assimilazione di volti, colori, umori impressi su pellicola restituisce un film quasi tattile, che si getta senza paura – come i tre giovanissimi protagonisti – nell'isola, luogo magmatico, sinestesia di visioni, musiche, rumori, pregna di una miseria drammatica ma brutalmente bella.
Uno straordinario lavoro sull'ambiente che trova un corrispettivo nei suoi personaggi, specchio di un paese costretto a vivere nel passato percepito come estraneo, incarnato da un padre militare che butta gli stivali a terra, o continuamente costretto a scendere a patti per i propri sogni – il sesso contrattato, barattato – tra le contraddizioni di un sistema ugualitario in cui tutto è però in vendita.
Ma per quanto il discorso sociale e politico sia sempre il sottotesto dell’operazione, concepita per altro in più tappe per una maggiore comprensione del fenomeno, Una noche, che ha riscosso grande successo all’ultima edizione del Tribeca Festival di De Niro, dove ha vinto fra le opere prime per Miglior Regia, Fotografia e Attori, si impone per un racconto di formazione viscerale in cui le passioni che animano Lila, Elio e Raul passano attraverso i loro corpi nervosi, impazienti avrebbe detto Xavier Giannoli, in continuo movimento, percorsi da una tensione vanificata dalla spinta centripeta dell’isola.
E il mélo latino abbraccia allora la disperazione, il senso di incombente fallimento e predestinazione della City of God di Mereilles, forse il titolo che più si avvicina all’opera di Mulloy per la comune fiammeggiante energia.