TORINO 31 – Le démantèlement, di Sébastien Pilote (Concorso)

Sébastien Pilote mette in mostra la fine di un’epoca attraverso la sconfitta esistenziale di Gaby Gagnon, uomo che, per amore delle figlie, decide di vendere tutti i propri possedimenti. Lo sguardo del regista, filtrato attraverso gli occhi di uno straordinario Gabriel Arcand, si rivela lucido e potente, senza esitazioni. Una stupenda ginocchiata al cuore

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Sébastien Pilote torna al Torino Film Festival dopo l’ottimo Le vendeur e conferma tutto il suo talento. Il film ruota attorno al personaggio di Gaby Gagnon (uno straordinario Gabriel Arcand), un uomo di 63 anni che, da più di quaranta, porta avanti, con passione e tenacia, l’allevamento di pecore ereditato dal padre. Gaby è divorziato da vent’anni e ha due figlie che non vede quasi mai, ma che ama tremendamente. Proprio questo amore lo porterà a smantellare letteralmente il lavoro di tutta la sua vita per aiutare economicamente la figlia maggiore alle prese con i debiti e il divorzio. Ad una trama semplice corrisponde, in questo caso, un film grandioso, complesso e ricco di sfumature da risultare una ginocchiata al cuore per la sua durezza.

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Pilote mette in scena la fine di un’epoca, la fine della vita di un uomo, costretto, lui abituato ai grandi spazi e ai campi della sua fattoria, a vivere in un minuscolo bilocale posizionato vicino al ponte dell’autostrada. Gaby è un personaggio d’altri tempi, che rifiuta il computer donatogli dall’amico commercialista; capace, da solo, di mettere in vendita tutti i suoi possedimenti e di trovarsi una sistemazione con lucida razionalità, ma, forse anche per l’età, non in grado di sopprimere il proprio cane, gesto che in passato aveva fatto senza remore o sentimentalismi.

Pilote sembra quasi dirci che ormai non è più un paese per vecchi, ma la violenza del romanzo di McCarthy e del film dei fratelli Coen, qui si trasforma in consapevole e pacifica accettazione della propria fine. Gaby sa che la figlia lo sfrutta, l’ha sempre fatto anche in passato, eppure prosegue imperterrito nel suo percorso verso l’annientamento della propria persona pur di dare a lei una possibilità di mandare avanti la propria vita.

Diviso in due capitoli, uno per ogni figlia, Le démantèlement è un’opera mirabile per costruzione, narrazione e messa in mostra di emozioni e sentimenti, che trova molti punti di contatto con Amour di Haneke. E il volto di Arcand ha gli stessi occhi duri e pieni di storia di Trintignant: il suo sguardo è diretto, senza esitazioni, eppure non riesce a frenare le lacrime quando scopre che il suo gregge è stato venduto all’asta. Circondato da personaggi fuori fuoco, Gaby Gagnon assomiglia davvero agli eroi di un passato purtroppo ormai lontano: si muove impacciato nel mondo “civile” cercando i pochi contatti col passato, come la moglie a cui chiede d’improvviso di tornare assieme ad un cafè, ma mantiene una dignità incredibile anche nella sconfitta.

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