TORINO 31 – The Way Way Back – C'era una volta un'estate, di Nat Faxton e Jim Rash (Festa Mobile)

Esordio alla regia degli sceneggiatori di Paradiso Amaro, è il loro personale “ricordo di un’estate”. Curioso, però, come nonostante i tanti punti di contatto con il film di Payne questo progetto, enormemente meno ambizioso, risulti alla lunga più efficace. Merito di una regia umile e intelligente, che ha il coraggio di prendersi tutto il tempo di far crescere e farci “sentire” ogni relazione umana arrivando a colpire per la sua lieve onestà di fondo

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L’estate del cambiamento, della crescita, del passaggio da ragazzo a uomo, quella che non si scorda mai insomma: è un topos ricorrente della letteratura e del cinema e americano. Ennesima variazione su tema è questo esordio alla regia degli sceneggiatori di Paradiso Amaro (Nat Faxton e Jim Rash), ambientano nel sole della East Coast, il loro personale “ricordo di un’estate”. Protagonista è il quattordicenne Duncan, un ragazzo depresso e con palesi difficoltà a socializzare, acuite dal divorzio dei suoi genitori e dal difficile rapporto instaurato con il nuovo compagno della madre (un inedito e efficace Steve Carell in versione antipatico) e la nuova sorellastra. Tutti insieme si recano in vacanza nella casa di lui, incontrano gli “strani” vecchi amici e organizzano i tradizionali barbecue in spiaggia con ipocrisia e scenate di gelosia annesse. Duncan è sempre isolato, solo, sino a quando incontra Owen (un grande Sam Rockwell), il guardiano di un parco acquatico, che gli offre un lavoro e diventa il suo migliore amico per l’estate. È iniziata la crescita.

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Pertanto: niente di nuovo sotto il sole, si potrebbe dire. I momenti di solitudine e inadeguatezza di Duncan fanno parte della vita di tutti noi, difficile non riconoscersi. Tuttavia il rapporto con il fratello acquisito Owen, che gli fa scoprire il lato leggero della vita nel suo fanciullesco parco acquatico, è ricco di lievi momenti che restano nella mente dello spettatore. In una dinamica non dissimile da due adorabili piccoli film come Mental di P. J. Hogan e Adventureland di Greg Mottola. Dopo la rivolta nei confronti del nuovo padre, ovviamente, ci sarà per Duncan il primo bacio con la bella e angelica vicina Susanna: il racconto di formazione ha rispettato ogni tappa classica.

Curioso, però, come nonostante i tanti punti di contatto con il film di Alexander Payne questo progetto, enormemente meno ambizioso, risulti alla lunga nettamente più efficace. Merito di una regia umile e intelligente, che ha il coraggio di prendersi tutto il tempo di far crescere e farci “sentire” ogni relazione umana che instaura e arrivando a colpire per la sua lieve onestà di fondo. Vengono in mente come flashback gli anni ’80 di John Hughes e di tutti i breackfast club, quando il cinema americano sapeva raccontare il presente dei suoi adolescenti con una sorprendente e universale semplicità. Il film inizia e si chiude come una parentesi della vita (quella reale delle altre stagioni): c’era una volta un’estate, pertanto, qui regna solo la favola.

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