TORINO CINEMAMBIENTE 12 – Gaetano Capizzi, le dritte del Direttore

Cinemambiente è uno straordinario laboratorio di cinema e idee che lavora tutto l’anno. “E’ infatti uno dei pochi festival che garantisce ai registi una distribuzione sul territorio nazionale. Durante l’anno vengono proiettate in Italia una serie di pellicole che passano al festival. Associazioni, enti locali e cineforum ospitano la nostra selezione. L’anno scorso abbiamo organizzato più di 200 proiezioni", sottolinea il direttore del Festival, Gaetano Capizzi. E poi ci segnala i film da non perdere della 12esima edizione

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cinemambienteDa manifestazione di nicchia a grande evento dell’autunno torinese, che spiana la strada a diverse manifestazioni culturali attese a Torino. E’ Cinemambiente, il festival dedicato al cinema ambientalista, che si apre l’8 ottobre. Fondata e diretta da Gaetano Capizzi, la kermesse torinese è giunta ormai alla sua dodicesima edizione, nonostante i venti di austerity che soffiano sui festival e sulla cultura in generale.
“Quest’anno Cinemambiente può contare su un budget più esiguo – spiega Gaetano Capizzi – che rispetto all’anno scorso si è contratto del 20%”. Con circa 300 mila euro, provenienti da sponsor pubblici per i due terzi, Capizzi è riuscito ad imbastire un festival di respiro internazionale, con sei giorni di proiezioni di film da tutto il mondo, aperitivi letterari e incontri con i registi tutti rigorosamente a ingresso gratuito.
“Quando il budget si restringe, si impongono delle scelte. Su feste, mondanità, promozione e ospitalità abbiamo limato, ma non rinunciamo alla qualità delle pellicole presentate e all’ingresso gratuito per il pubblico”. Una scelta coraggiosa e ancora più apprezzabile in tempi di crisi.
“Non rinunceremo mai all’ingresso libero – ci tiene a sottolineare il direttore del festival – perché la manifestazione è anche un momento di divulgazione. Un cittadino che con un film viene sensibilizzato sui temi dell’ecologia e del rispetto dell’ambiente ha una ricaduta sociale e anche economica sull’intera comunità”.
Inoltre Cinemambiente è uno straordinario laboratorio di cinema e idee che lavora tutto l’anno. “E’ infatti uno dei pochi festival che garantisce ai registi una distribuzione sul territorio nazionale. Durante l’anno vengono proiettate in Italia una serie di pellicole che passano al festival. Associazioni, enti locali e cineforum ospitano la nostra selezione. L’anno scorso abbiamo organizzato più di 200 proiezioni. E le richieste in giro per l’Italia sono costantemente in aumento e possono essere fatte anche attraverso il nostro sito internet” spiega Capizzi.
Anche perché, sempre di più, il cinema ambientalista conta tra i suoi adepti grandi produzioni di film e non solo di documentari, si pensi a Wall E della Pixar o all’ultimo episodio dei Simpson. “Negli anni il cinema dedicato alle tematiche ambientali si è evoluto. A dare un impulso al genere è stato il documentario di Davis Guggenheim Una scomoda verità sulla campagna di Al Gore per sensibilizzare gli americani sul ‘global warming’” spiega Capizzi. Un Oscar e incassi da capogiro (è uno dei documentari che ha incassato di più in assoluto nella storia del cinema) hanno convinto i produttori americani a prendere maggiormente in considerazione l’ecologia. “Paradossalmente negli Usa il tema è molto sentito – ci spiega il direttore di Cinemambiente – il Sundance per esempio ogni anno apre con un film dedicato ai temi ambientali e ha persino creato un canale tv dedicato”. L’ex proprietario di E-bay, il produttore di Una scomoda verità e di film di impegno sociale come Syriana, che punta il dito contro la dipendenza dal petrolio del mondo occidentale, ha creato una casa di produzione specializzata in film di questo tipo.
Districarsi nel fitto programma di Cineambiente non è facile. Abbiamo quindi chiesto al direttore di fornirci qualche dritta sui film da non perdere.
In apertura è molto divertente Recipes for disaster del finlandese John Webster. Il regista, sua moglie e i due figli ci dimostrano, senza abbandonare le abitudini di una famiglia qualsiasi, come si possa rinunciare all’automobile o all'acquisto di prodotti in contenitori di plastica. Una via piuttosto difficile da percorrere, raccontata con ironia e intelligenza. La famiglia Webster è in arrivo dalla lontana Finlandia a Torino, rigorosamente in treno per inquinare meno.
In arrivo a Torino anche Ian Connacher, il regista di Addicted to plastic. Reduce da tre anni di riprese in dodici nazioni, il canadese Connacher esplora in modo accattivante, storia, rischi e retroscena della diffusione della plastica, non rinunciando a proporre qualche soluzione per fare a meno di un materiale che nel bene e nel male da cento anni a questa parte ha invaso la nostra quotidianità.
Un viaggio all'interno del capitalismo internazionale, nonché campione di incassi in Germania è invece il documentario di Erwin Wagenhofer, Let’s Make money che svela i retroscena della finanza mondiale. In un sistema di protezionismo dai tratti mafiosi, seppure travestito da liberalismo, i governi delle nazioni ricche, le banche e le multinazionali muovono e reinvestono capitali enormi allo scopo di auto-alimentare la propria ricchezza, a spese dei paesi del Terzo Mondo.
Altro film che ha avuto una vasta eco in Asia è Old partner, il cui protagonista è Choi, un contadino coreano ottantenne. Passato al Sundance, il film è diventato un fenomeno in patria, con i suoi 3 milioni di spettatori.

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