TORINO FILM FESTIVAL 26 – "Nemuru Otoko" (The Sleeping Man) di Kohei Oguri (La Zona)

Film senza protagonisti reali, ma che fa dei suoi temi il vero punto centrale da seguire e cogliere, Nemuru Otoko è un viaggio cinematografico fatto di pochi elementi , ma dal grande potere riflessivo e sensoriale, che ripaga, alla fine, dell'arduità della sua scarna ed essenziale costruzione.
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Un uomo, Takuji, in seguito  ad un incidente finisce in coma; attorno al suo corpo si svolgono le storie dei suoi amici e parenti.Questa la semplice trama dell’affascinante film di Kohei Oguri, regista giapponese contemporaneo, a cui il Torino Film Festival ha dedicato un piccola retrospettiva.Cinema anti-narrativo, fatto di immagini pure e non di parole, Nemuru Otoko, pur nella levità della sua storia, è una visione impegnativa che richiede una grande concentrazione: Kohei Oguri semina un innumerevole quantità di particolari sonori, purtroppo difficili da cogliere nella loro totalità da un occidentale, spesso fuorviato o forse cieco – per il suo ricercare a forza un significato filosofico nell’immagine vista – per cogliere la principale essenzialità del film non solo nelle parti visive, ma anche in quelle uditive.

La natura è l’elemento che lega i personaggi e le loro storie, il manifestarsi delle stagioni o lo scorrere di un fiume sono catturati dal regista in numerose immagini; la macchina da presa vi si sofferma a lungo, quasi a dimostrare come i vari elementi comunichino con l’uomo (la madre di Takuji  percepisce la morte del figlio dal soffio del vento, Kamimura, invece, realizza la scomparsa dell’amico grazie alla luna piena).Film senza protagonisti reali, ma che fa dei suoi temi – la morte, la vita, il dolore, l’amicizia, la rinascita – il vero punto centrale da seguire e cogliere, Nemuru Otoko è un viaggio cinematografico fatto di pochi elementi, ma dal grande potere riflessivo e sensoriale, che ripaga, alla fine, dell’arduità della sua scarna ed essenziale costruzione.

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