TORINO FILM FESTIVAL 26 – "Umoregi (The Buried Forest)", di Oguri Kohei (La Zona)

La Zona, sezione avanguardista del Torino Film Festival,  porta in Italia un riuscitissimo film giapponese; la pellicola infatti è esplorazione, invenzione e stupore in un unico viaggio, è desiderio di conoscenza di un microcosmo che pare assopito nel suo mondo lontano e isolato, è sguardo tattile capace di far vibrare le immagini del pensiero, colto nella discreta magia del sogno
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La Zona, sezione avanguardista del Torino Film Festival, ci porta in Italia un bel film, semplice ma denso di visioni e di immaginazione. Umoregi (The Buried Forest) di Oguri Kohei, regista che a Cannes ha vinto il Premio della Giuria nel 1990 con Shi no Toge (The Sting of Death), è esplorazione, invenzione e stupore in un unico viaggio, è desiderio di conoscenza di un microcosmo che pare assopito nel suo mondo lontano e isolato, è sguardo tattile capace di far vibrare le immagini del pensiero, colto nella discreta magia del sogno che è racconto e insieme, ovvero, il piacere di veder nascere l’istante che il racconto si trova ad ospitare.

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Una piccola cittadina circondata da montagne, vivono Machi, adolescente che ancora non sa quale sia la sua strada, e le sue amiche. Un giorno iniziano a raccontarsi una storia, di cui ciascuna inventa un segmento, per proseguire sull’onda di eventi che, intorno a loro, condizionano e arricchiscono la fantasia. È la nascita di un gioco che è come dovrebbe essere il cinema, fatto di tensioni invisibili a costruire tracce sottili di un percorso che tiene insieme i mondi e le dimensioni del sentire. Diverso e più schematico il mondo egli adulti. La loro cittá è diversa, completamente immersa nella quotidianitá del reale, non smbrano rendersi conto che ci sono cose intorno a loro che i loro occhi non riescono a vedere. Adolescenti e adulti vivono gli uni vicini agli altri, ma seguono strade parallele che sono un evento esterno puo far incontrare. E succede, infatti, che una frana si fa complice di una straordinaria scoperta, l’esistenza di una foresta dimenticata e sepolta nel sottosuolo da una eruzione vulcanica. Come dire che, appena sotto la superficie delle cose, a volte, ci possono essere nascosti segreti tali da cambiare il corso di una vita. I due microcosmi, infatti, iniziano a incontrarsi, si contaminano e danno vita ad un cortocircuito di situazioni, come un sogno collettivo, uno stato di allucinazione che tutto coinvolge, che spinge a guardare al passato ma a vedere in modo diverso soprattutto il presente. La realtà, infatti, non sempre è quella che vediamo, non sempre è come la vediamo, ci sono sfumature, stratificazioni capaci di travolgerla e dirottare il suo corso, fino a quando si incontra con l’immaginazione, si mescola con l’impalpabile tessuto dei sogni e tutto, d’un tratto, diventa possibile.

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