Torino Film Festival, che cosa succede?

torino film festival

Dopo Amelio e il rifiuto di Salvatores, il Festival non riesce ancora a trovare una nuova Direzione. Tra presunte canopo il sdidature di Della Casa e presunti conflitti di interesse di Barbera, il TFF si ritrova un po’. E si rischia una nuova “battaglia piemontese”, tutta da scongiurare! E alla fine si lascerà dirigere ufficialmente Emanuela Martini?

--------------------------------------------------------------
CORSO SCENEGGIATURA CINEMA E TV, in presenza o online, NUOVA DATA DAL 27 MARZO
--------------------------------------------------------------

Non sembrano trovare pace i Festival di Cinema italiani, che si ritrovano pedissequamente a seguire il caos della situazione politica nazionale, anche nelle situazioni, come quella torinese, dove apparentemente non ci sarebbero particolari problemi.

--------------------------------------------------------------
IL NUOVO #SENTIERISELVAGGI21ST N.17 È ARRIVATO! in offerta a soli 13 euro

--------------------------------------------------------------

 

Fatto sta che il Torino Film Festival dopo aver combattuto una inutile guerra con Roma (condotta più da Amelio che dalla Direzione del Museo del Cinema, in verità), sulla questione delle date, si è ritrovato un inaspettato successo di pubblico – che a Torino non è mai mancato essendo un Festival profondamente radicato nella città, al contrario di quello romano – segno che il problema delle date era ed è esclusivamente “mediatico”. Ed è nel segno dell’attenzione mediatica al Festival, che già da anni, dalle splendide edizioni dirette dal duo Turigliatto/Vallan, era qualitativamente il miglior Festival italiano, che venne combattuta nel 2006 la “battaglia di Torino”, guerra “patricida” degli allievi Barbera e Della Casa, contro il “barone rosso”, il fiero combattente Gianni Rondolino. Quella battaglia venne fatta nel nome di un rinnovamento del Festival, e per dargli maggiore visibilità venne chiamato Nanni Moretti, che per un biennio ha catturato l’attenzione dei media nazionali e internazionali sulla manifestazione torinese. Poi Nanni ha declinato l’offerta, essendo un regista e volendo dirigere e produrre film. Allora sulla “nuova linea editoriale” del Festival si è scelto un altro regista, come fossero degli allenatori di una squadra di calcio. Ed è arrivato Gianni Amelio. E certo le attenzioni dei media non sono state le stesse di quando c’era Nanni, ma sappiamo bene che Moretti è un personaggio unico nel panorama italiano, e non c’è “premio Oscar” che possa contendergli questa particolare capacità di attirare l’attenzione della stampa. In questi sei anni il Festival un po’ è cambiato, un po’ no… Si è cercato di dargli una linea apparentemente più “pop”, ma alla fine il TFF sembra come dotato di una sua anima interna che non cambia più di tanto, e se certo possiamo discutere su alcuni film e retrospettive, non si è vista questa gran “rottura” che pareva emergere dalla battaglia del 2006/2007. Il Festival è rimasto qualitativo, di ricerca e popolare, come lo era negli anni di Barbera e Della Casa.

 

Oggi però il mandato di Amelio è scaduto e si è pensato di proseguire su questa linea dei registi-direttori (che personalmente trovo inutile, dato che in Italia abbiamo degli ottimi professionisti nell’ambito dei Festival, di cui alcuni vengono proprio da Torino), cercando di convincere Gabriele Salvatores ad impegnarsi per un quadriennio a Torino. Salvatores ha rifiutato, dopo averci pensato bene. Avrà influito quell’anomalo comunicato del Festival nel quale venivamo messi i “paletti” al futuro Direttore? Si è mai visto un comunicato ufficiale di un Festival stabilire pubblicamente che “il nuovo direttore dovrà impegnarsi a rispettare l'identità del festival, scegliere di misurarsi con le risorse economiche che verranno messe a disposizione e accettare di lavorare con l'attuale squadra del festival", neanche fosse un bando pubblico? Che Direttore è uno che non può scegliersi una sua squadra di collaboratori? E poi, non lo sceglie il Museo del Cinema il Direttore del Festival? E qui veniamo al cosiddetto “conflitto di interesse”. Alberto Barbera si ritrova in una situazione imbarazzante. Quando ad esempio dice che il Festival di Torino potrebbe essere anticipato ad ottobre, parla come Direttore del Museo del Cinema o come Direttore della Mostra di Venezia?

Emanuela MartiniE’ vero che Alberto chiese a suo tempo ai responsabili politici e istituzionali se il suo doppio ruolo non creava conflitti, ricevendone assicurazioni, ma chi sta nelle istituzioni in Italia è talmente dentro un mondo di conflitti di interessi, di doppie e triple cariche, che probabilmente non vede le situazioni problematiche che poi si possono creare. E che infatti si creano. Ed ecco che è Steve Della Casa, amico e grande alleato di Barbera nella battaglia del 2006, a fare emergere quello che era un problema che tutti vedevano: la "doppia imbarazzante posizione professionale di Alberto Barbera".  Ma nel farlo Steve deve per forza allontanare i sospetti che ci fosse un interesse personale nei confronti del Museo del Cinema o del Festival stesso. E se ne tira fuori, per “correttezza”. Intanto non capisco perché, e cosa ci sarebbe di male che un personaggio come Steve della Casa, da sempre animatore degli eventi di cinema piemontesi, si “candidasse” a presiedere una delle Istituzioni Cinematografiche torinesi. Ma nello stesso tempo ha ragione Emanuela Martini a difendere il “suo” Festival (lo vogliamo dire che di fatto è lei il vero Direttore delle ultime sei edizioni?), soprattutto dopo il grande successo di pubblico registrato quest’anno (va detto però che se il parametro per confermare un Direttore è il successo/insuccesso di pubblico, resterebbe da spiegare la storia dei suoi anni di direzione a Film Tv, che videro il dimezzamento delle copie vendute…). Mentre il Presidente del Museo Ugo Nespolo si avventura in una difesa del Festival che sa un po’ di “volemose bene” mentre tutti litigano…. Insomma a Torino siamo un po’ nel caos. Con l’Assessore alla Cultura regionale Michele Coppola che vuole proporre l’incarico a Barbera per costringerlo a dover scegliere tra Torino e Venezia….

In tutto questo gioco di poltrone e poltroncine, veramente triste, non una parola esce seriamente sui contenuti di un Festival, sulle modalità di gestione di un evento culturale, su come vada finanziato e fruito dal pubblico, e su quali linee di ricerca debba lavorare. Più di una Direzione (verso cui andare) che di un Direttore, avrebbe bisogno il TFF.  Tutta la battaglia verte esclusivamente sui nomi da proporre: Salvatores? Barbera? Della Casa? Martini? O il fantomatico Ronand Chammah, regista più noto per essere il marito di Isabelle Huppert che per i suoi film?  Finirà che si faranno le primarie anche per dirigere un Festival….

 

PS: l'ultima voce da la probabile candidatura di Emanuela Martini – che Sentieri selvaggi ha recentemente intervistato a Torino – alla Direzione del Festival. I giornali dicono che sarebbe una "vittoria di Barbera". Certo farebbe più chiarezza e metterebbe fine a questa messa in scena della "spettacolarizzazione" delle Direzioni del Festival di Torino. E finalmente si potrà ritornare a parlare di cinema…

--------------------------------------------------------------
CORSO COLOR CORRECTION con DA VINCI, DAL 5 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative