TORINO FILM FESTIVAL – "Difendere il Festival in quanto tale non interessava in realtà a nessuno, premeva metterlo "in rete" (o in riga) col fantomatico sistema cinema torinese" – Parla, finalmente, Roberto Turigliatto

Dalle pagine nazionali la vicenda del TFF è già "tornata" sulle cronache locali e gli ex direttori sono rimasti silenziosi osservatori del grande cambiamento in arrivo. Il più schivo di tutti è Turigliatto, "il miglior critico italiano" (secondo enrico ghezzi) che su Repubblica (Torino) ha rilasciato un'intervista che vogliamo offrire ai nostri lettori

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FESTIVAL DI CINEMA – Questo dibattito… 

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L'ex Direttore del Torino Film Festival, rompe un lungo silenzio e accetta di rispondere alle nostre domande. Comincia con una nota sarcastica.


Nell'ultimo mese e mezzo si è finalmente ottenuta la "ricaduta mediatica" richiesta dall'assessore Oliva. Essendo una persona schiva non ho voluto contribuire ad aumentare i centimetri della rassegna stampa. A cose fatte una pagina in più non aumenterà il danno.


 


Che cosa l'ha ferito di più in tutta la vicenda?


La superficialità, la disinformazione e le bugie con cui si è preso d'assalto il Festival, un oggetto delicato, complicato, che va trattato con cura e precauzione. E' stata una gara di atteggiamenti offensivi contro tutti coloro che avevano lavorato con competenza e passione. Nelle alte sfere alcuni si sono accorti di questo festival solo quando è entrato in scena Moretti con quadretti di un provincialismo imbarazzante. Difendere il Festival in quanto tale (con il suo stile, la sua libertà di pensiero, la sua unicità preziosa e invidiata da tutti)  non interessava in realtà a nessuno, premeva metterlo "in rete" (o in riga) col fantomatico sistema cinema torinese, in parole povere farlo diventare lo strumento al servizio di qualcosa o di qualcuno. Tutto si è giocato all'interno di una ristrettissima nomenclatura di potere di non più di cinque persone.  


 


Perché ha detto no a Moretti la prima volta?E perché glielo ha ripetuto la seconda?


Con Moretti ho rapporti cordiali e corretti, non ci sono stati tra noi né screzi né polemiche personali. La prima volta gli ho detto che non potevamo prendere in considerazione la sua proposta perché la sua nomina non era stata corretta, la seconda ho potuto entrare nel merito e constatare che l'offerta di curare una retrospettiva non mi avrebbe consentito di proseguire il lavoro di ricerca (e di tendenza) sui film nuovi che avevamo intrapreso con la nostra direzione. Mi ha sorpreso negativamente la decisione di abbandonare Detours, così come quella di affidare il concorso e il fuori concorso interamente a Emanuela Martini


 


Vi hanno accusati di essere troppo snob, elitari, di nicchia. Cosa risponde?.


Se un festival ha come compito quello di produrre una cultura cinematografica arrivando a un pubblico (e non di servire alla carriera del direttore o alla promozione mediatica di un assessore) credo che abbiamo fatto, nelle condizioni date, e con il budget disponibile, un festival che è stato riconosciuto tra i migliori in Europa.  Come si fa a dire di nicchia un festival con circa 90.000 presenze? Certo nella deriva populista e nazionalista di oggi, nella nebbia della sotto-cultura televisiva che ci avvolge, si può sembrare snob od elitari soltanto ad essere colti e competenti.

Alberto Barbera dice che nel corso della querelle non vi sono mai state rivolte delle accuse. E' vero?


Si è preso a mattonate il Festival e i due direttori e ora a "lavoro fatto" si arriva a riconoscere che sotto la nostra direzione sono stati raggiunti "risultati straordinari". Barbera ha detto tutto e il contrario di tutto, è lui che dovrebbe mettersi d'accordo con se stesso.


 


Cosa pensa di Moretti, sarà un buon direttore?


Mi interessa molto il Festival di Moretti, poco il Festival di Barbera o di Emanuela Martini. Mi farebbe poi orrore il Festival come "vetrina" della Film Commission secondo l'idea di "quote" che spetterebbero a questo o a quello. Proprio perché è un "non professionista" dei festival Moretti può portare un'originalità e un'impronta del tutto personali, basta che eserciti fino in fondo la sua autonomia.


 


Hai tristezza, nostalgia, nell'abbandonare il Festival?


Sono addolorato e indignato, così come lo sono (con in più la stupefazione) le centinaia di persone (cineasti critici spettatori) che ci hanno inviato la loro solidarietà e il loro sostegno. D'altra parte lasciamo questo festival in uno stato di salute molto migliore di come l'abbiamo trovato quattro anni fa e con uno staff rinnovato che è uno dei migliori in Italia. 


 


Chi ha vinto alla fine?


A non uscirne bene sono gli altri. Io e Giulia siamo persone libere, non avremmo mai  accettato pressioni e condizionamenti. Abbiamo la stima e l'apprezzamento internazionale. Hanno combinato un gran pasticcio, a un certo punto la cosa è sfuggita loro di mano. Hanno sottovalutato che anche in un regime di "comunicazione" ci sono ancora molte persone dotate di comune senso civico e capaci di pensare con la propria testa. 


 


 


Turigliatto: "Troppe bugie sul TFF, lascio con dolore e indignazione"


di Clara Caroli


da "La Repubblica ",cronaca di Torino – 6 febbraio 2007  

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