Tra le onde, di Marco Amenta

Si muove bene tra i generi, è un oggetto non privo di fascino nella cornice e nella rappresentazione, ma resta irrisolto e crolla nella fase risolutiva del conflitto.

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Una notte Salvo (Vincenzo Amato) trova il corpo di un migrante affogato in mare. Nelle tasche del defunto, una lettera destinata alla moglie lo spinge a rintracciarla e portarle il corpo in Sardegna. Nel tragitto incontra Lea (Sveva Alviti), sua ex compagna, che deciderà di seguirlo in un disilluso viaggio. Tra neo-noir e mélo, Tra le onde prosegue sospeso tra le immagini dei protagonisti alla ricerca di loro stessi. Ma il passato di vita trascorso insieme tornerà per portare a galla vecchie ferite. Nei silenzi del film vive il passato dei protagonisti, vestiti per incarnare la ormai persa fede in loro stessi.

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Salvo, immerso nel suo impermeabile (che ricorda il Gene Hackman de La conversazione), carica coscientemente di significato la scelta di mandare a monte la vendita di pesce del fratello, affidata a lui, per seguire un viaggio che (spera) lo redimerà. Lea non crede più nel suo lavoro di cantante, che un tempo amava. E ancora in abiti da performance (luccicante come quello di Dorothy Vallens in Velluto blu) decide di seguirlo, lasciare tutto alle spalle. L’esistenzialismo è insito nel genere. Ma la spinta necessaria manca di grinta e negli occhi dello spettatore rimane il ricordo una cornice dorata, ma vuota. La cura nella composizione dell’immagine è palpabile. Rende onore al senso di ogni noir, all’interporsi di oggetti, ombre, cose tra il protagonista e la macchina da presa.

Il mare scandisce bene la vuotezza dei giorni di Salvo. Detective improvvisato che arriverà a scontrarsi con la dura realtà: fare i conti con il giorno dopo, il domani. Il punto dolente dell’opera resta la dissonanza tra i tempi che la narrazione si prende e la sua risoluzione. Il finale precipita in un vortice quasi astratto, tradotto in montaggio non lineare e gioco di prestigio. Come se la voglia di risolvere superasse quella di conciliare. Un artificio ben costruito, quindi, che però crolla nella fase risolutiva del conflitto. Come se mancasse la scintilla, nel film di Marco Amenta (La siciliana ribelle, Magic Island), che faccia scattare la definitiva complicità tra l’occhio del regista, la situazione che sta filmando e il destino senza meta dei personaggi.

Regia: Marco Amenta
Interpreti: Vincenzo Amato, Sveva Alviti, Daniele Monachella, Gianfranco Cudrano
Distribuzione: Eurofilm
Durata: 94′
Origine: Italia, 2021

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.4
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Il voto dei lettori
3.5 (2 voti)
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