Transformers One, di Josh Cooley

Forse è il primo film davvero politico della saga, teso tra lotta di classe, controllo delle masse, generazioni distanti, unite, però, dal cinema puro. Coraggioso, per quanto imperfetto.

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Forse è davvero, sempre più, un discorso di padri e figli, forse il lavoro di Steven Caple jr. sull’interessante Transformers: Il Risveglio è stato solo un catalizzatore per temi che, in realtà, sono sempre stati lì, sotto la superficie di una saga che ha sempre parlato di confronti tra generazioni, di lasciti, di mentori, di fantasmi.

E forse anche di ferite che certi padri lasciano sulla pelle di certi figli. Forse non è un caso se questo Transformers: One, pur nella sua confezione di film “per ragazzi” ritorni, di fatto, sul trauma più evidente e duraturo della saga. Nuovo episodio animato del franchise dai tempi di Transformers – Il film, del 1986 Transformers One torna a raccontare la feroce fazione dei Quintessian, alieni invasori che avevano fatto la loro comparsa ne L’Ultimo cavaliere, film che però ha chiuso anzitempo la gestione Bay della saga (e dunque anche quella linea narrativa).

Quasi dieci anni dopo però si prova a rientrare nella linea di Bay con un film che riattraversa certi spunti del terzo capitolo della saga principale. Torna dunque Sentinel Prime, guerriero/messia che si incarica insieme alla sua guardia d’elite di cercare la matrice del comando, strumento essenziale per dare energia al pianeta Cybertron. Ma i risultati sembrano scarseggiare malgrado Sentinel continui a essere amatissimo dalle masse. Orion-Pax e D-16, due umili robot minatori (i futuri Optimus Prime e Megatron) a cui pare preclusa la straordinaria abilità della trasformazione in veicoli, scoprono però un giorno, per caso, una pista che potrebbe condurli proprio alla Matrice. Non sanno che, oltre al tesoro, ad attenderli alla fine del percorso ci saranno rivelazioni scioccanti che potrebbero dividerli per sempre.

Eccoli, ancora, i padri (simbolici) della “patria” e i figli, le nuove generazioni che cercano di mettersi in mostra sui più anziani, il desiderio di far sentire la propria voce. Ma sono emanazioni, dettagli, linee tutte da discutere. Non ci sono solo l’identità, gli obiettivi di Sentinel Prime in gioco ma lo stesso Bay è il solito fantasma indefinito, forse mai così tanto evidente come in questo capitolo ossessionato, come lui, dai budelli, dai canali minerari dai condotti di servizio, eppure comunque inafferrabile, soltanto sfiorato da sequenze che non possono che emulare il suo sguardo solo da lontano.

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Ma quella di Transformers One è anche una questione di target. Il film di Cooley cavalca il paradosso generazionale che lo regge e sembra in effetti rivolgersi ai più piccoli solo superficialmente. In realtà, sempre più apertamente parla ai loro padri, meglio ancora a coloro che, bambini, vedevano proprio il cartone di cui il film vorrebbe essere reboot e omaggio e lo fa attraverso un progetto insolitamente maturo, violento, che ragiona di lotta di classe, post verità, controllo delle masse, fede.

Transformers One

È indubbiamente una mossa che colpisce, non solo perché il film va a occupare uno spazio, quello politico, ideologico, che al franchise maggiore mancava, ma soprattutto perché uno sguardo, una lettura del mondo narrativo così definita, adulta, rimpolpa una direzione artistica appassionata ma priva di veri guizzi, che solo raramente si lancia in affondi ispirati.

Rimane, certo, la sensazione, che la forte idea alla base del film faccia fatica a sostenerlo sulla lunga distanza. La linea militante di Transformers One probabilmente raccoglie tutto ciò che può nella bella sequenza di corsa su Cybertron e poi, quando il racconto entra nel vivo, perde un po’ troppo spesso la presa, emerge soprattutto a tratti, a fiammate, ma forse non può proteggere fino in fondo una seconda parte molto densa tematicamente ma anche troppo frettolosa, incapace di andare davvero a fondo sulle questioni e risolvendo, spesso, in sequenze action momenti che meritavano qualche riflessione in più.

Ma forse si tratta di un passaggio cercato, voluto, un ritorno simbolico, al linguaggio di Bay se non nella sintassi estrema almeno nello sguardo epico con cui il film prova a raccontare il suo ultimo atto, serissimo, ieratico. Come se si cercasse un ponte generazionale, che finalmente abbracci i grandi e i piccoli e si rivolga a tutti i pubblici possibili del film. Per farla finita, almeno momentaneamente, con tutti i discorsi su padri, figli, generazioni.

Titolo originale: id.
Regia: Josh Cooley
Voci: Chris Hemsworth, Scarlett Johansson, Jon Hamm, Brian Tyree Henry, Laurence Fishburne, Keegan Michael Key
Distribuzione: Eagle Pictures
Durata: 104′
Origine: USA, 2024

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.5
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Il voto dei lettori
3 (1 voto)
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