"Travolti dal destino" di Guy Ritchie

Un'operazione fallimentare per il regista britannico che è stata annunciata tale da mesi e in cui un finale amaro, frettolosamente raggiunto, ci lascia con la sensazione di un film irrisolto, probabilmente boicottato fin dal suo concepimento

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Se c'è un merito che bisogna riconoscere a Madonna è quello di saper sempre sottoporre la sua immagine-corpo a un costante processo di destrutturazione. È accaduto in modo più o meno ironico nella commedia di John Schlesinger, Sai che c'è di nuovo e in misura drammatica nel bellissimo Occhi di serpente di Abel Ferrara. Quasi una sorta di "congiura cinematografica", perpetrata con "crudeltà" ai danni di un idolo che oscenamente si rigenera ad ogni hit e che tutti non vedono l'ora di contaminare con il germe che le è più fatale, ovvero il tempo, la morte al lavoro… Al cinema Madonna è condannata infatti a invecchiare, a denudarsi di tutti quegli orpelli che negli anni hanno contribuito a trasformarla in una vera e propria icona del pop e a lasciare che la m.d.p. riveli tutte le sue fragilità, le sue inquietudini, le sue rughe e le sue nostalgie. Un processo di annientamento consumato un po' in tutti i suoi film, più o meno efficacemente, che però viene meno proprio in questa commedia, remake del celebre film della Wertmuller, sotto l'occhio del marito Guy Ritchie. Dietro l'asservimento al pescatore Giuseppe e alla ripresa di una Madonna dal volto implorante, bisognosa d'amore come di cibo, resta infatti l'aura di un sex symbol, dagli abiti d'orati e dal fisico tirato a lucido, che Ritchie non solo non ha voluto adombrare, ma ha persino esaltato nella sequenza del sogno. Come a dire che nell'immaginario erotico maschile, anche in quello di un sedicente rivoluzionario, Madonna resta una diva maledettamente seducente. Ma non è questa solo la pecca di questo film, che vede il cineasta di Lock & Stock – Pazzi scatenati e di Snatch cimentarsi in un genere nuovo che gli è decisamente poco congeniale. Dopo un inizio caratterizzato da un rapido montaggio alternato, Travolti dal destino si dilata  nei tempi e negli spazi di una tiepida commedia sentimentale in cui l'aspetto politico della Wertmuller perde qualsiasi ragion d'essere. Dalla messa in scena della lotta di classe grottesca ma pungente della regista italiana, si passa così alla rappresentazione di un scontro tra i sessi piuttosto soft, che raggiunge livelli di esasperazioni ridicoli (vedi la scena del gommone) e in cui, almeno nella versione italiana (e saremo curiosi di ascoltare l'originale) gli unici elementi connotativi dello status sociale dei personaggi risultano essere il pittoresco dialetto siciliano di Adriano Giannini e le smorfie di disappunto dell'ex material girl. Un'operazione fallimentare per il regista britannico che è stata annunciata tale da mesi e in cui un finale amaro, frettolosamente raggiunto, ci lascia con la sensazione di un film irrisolto, probabilmente boicottato fin dal suo concepimento…

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Titolo originale: Swept Away
Regia: Guy Ritchie
Sceneggiatura: Guy Ritchie
Fotografia: Alex Barber
Montaggio: Eddie Hamilton
Musica: Michel Colombier
Scenografia: Russell De Rozario
Costumi: Arianne Phillips
Interpreti: Madonna (Amber), Adriano Giannini (Giuseppe), Marina (Jeanne Tripplehorn), Debi (Elizabeth Banks), Michael (David Thornton), Todd (Michael Beattie), Tony (Bruce Greenwood), Crew Member (Ricardo Perna), Yorgo Voyagis (il capitano)
Produzione: SKA Films
Distribuzione: Medusa
Origine: Gran Bretagna/Italia, 2002

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