Tre stagioni

L’impero della musica è giunto fino a noi
Carico di menzogne
Mandiamoli in pensione i direttori artistici
Gli addetti alla cultura
(Franco Battiato, Patriots, 1980)
 
Intanto, tenere gli occhi aperti.
Poi: imparare a smontare le prospettive, da quella della fonte autorevole – la critica che va per nomi – a quella semiologica – la critica che va per componenti.
Felicemente olistici, confusi, e sempre in gioco, in prima persona.
 
Questo ci ha insegnato Sentieri selvaggi, e questo cerchiamo di fare da quando, nel novembre del 2007, è nata Onde selvagge sulle frequenze di Radio Popolare Roma.
 
Siamo aperti alle derive (lo dice già il nome del programma), diffidiamo solo di quello che appare come troppo palese o troppo imposto per non essere marcio. E abbiamo accolto con autentica gioia, per la seconda volta, un giovane scrittore che si chiama Simone Sarasso, che ha appena pubblicato il “futuro ideale” della sua trilogia di romanzi dedicata alla storia italiana. Una trilogia iniziata con Confine di stato (2007) e proseguita con Settanta (2009). In attesa del terzo libro, abbiamo fatto un salto avanti, fino al 2013, in una graphic novel che si chiama United we stand e parla di futuro, baratri prossimi, colpi di stato e resistenza.
 
Non ci turiamo il naso davanti alle contaminazioni tra mezzi, e non per sottolineare che non siamo snob, quanto solo per provare a stare dietro alle evoluzioni del linguaggio per immagini. Che a volte, a dispetto della comodità degli steccati, passa proprio per la televisione, o quanto meno alla televisione risponde: così Fabiana Proietti ci ha parlato del Mostro di Firenze, diretto per Fox da Antonello Grimaldi.
 
Vedere oltre. Anche oltre le girandole mediatiche, le piogge di parole e quello che resta alla fine di un altro festival. A Cannes l’ultimo film di Pedro Almodóvar non è stato particolarmente apprezzato. Forse è anche facile dimenticarsi della sovrapposizione tra dimensione artistica e umana, ma non sappiamo quanti abbiano colto lo sguardo all’indietro con il quale il regista spagnolo ha diretto Gli abbracci spezzati. Una malinconia quasi teorica in cui l’eccesso, così caratterizzante per questo artista, trova spazio senza dominare l’opera. Forse un problema di aspettative disattese (e non è questa l’arte?), di certo non lo stesso problema che la critica ha avuto con Francis Ford Coppola stroncando quella splendida elegia dell’amore, del linguaggio e della mente che era Un’altra giovinezza. A Torino Coppola ha presentato il suo ultimo lavoro, Tetro, e ritirato il suo premio speciale, a Torino Coppola ha comunque incontrato di nuovo il suo pubblico. E amiamo pensare che questo basti a fondere nuovamente, e chissà come, i nostri immaginari con i suoi. E ancora a Torino, siamo andati ancora in cerca di ciò che è capace di catturare lo sguardo senza (quasi) essere visto: come Into the blue di Emiliano Dante, che ci ha raccontato il suo film dentro la tendopoli dell’Aquila.
 
Così stiamo inaugurando la terza stagione di Onde selvagge: tutte le storie sono in podcast su http://www.radiopopolareroma.it/ondeselvagge.
Stay tuned!
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