
Come l’illusione della paramnesia nei suoi déjà-vu tesse contemporaneamente l’orrore del passato alla violenza del presente, così il tempo è sdoppiato in frammenti cuciti tra voci e ricordi delle vittime alle quali Costanza Quatriglio dedica il suo documentario Triangle, vincitore del Premio Cipputi al 32TFF per il Miglior documentario sul mondo del lavoro
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New York 1911, tra Washington Square e Greene Street il grattacielo che ospita la fabbrica tessile Triangle all’ottavo piano è avvolto dalle fiamme: si contano 146 vittime, operaie, la maggior parte immigrate ebree e italiane. Cento anni dopo, nel 2011 a Barletta, una palazzina crolla ingoiando tra le macerie quattro operaie di un maglificio e la figlia del titolare appena quattordicenne.
Come l’illusione della paramnesia nei suoi déjà-vu tesse contemporaneamente l’orrore del passato alla violenza del presente, così il tempo è sdoppiato in frammenti cuciti tra voci e ricordi delle vittime alle quali Costanza Quatriglio dedica il suo documentario Triangle. A dare la voce alle operaie di Barletta è Mariella Fasanella, l’unica superstite del tragico incidente la cui palpabile fragilità viene restituita dai primissimi piani che la camera della regista immortala in racconto sicuro eppure avvolto dalla miseria del destino, quello di una vita aggrappata a se stessa. Il suo sopravvivere, vestito dal mistero del miracolo, annega gli occhi ridenti in lacrime trattenute e inconsolabili. Mentre si alternano le immagini delle lavoratrici della fabbrica Triangle che volano gettandosi dalla finestra come stelle cadenti verso la consapevolezza della fine, le voci dei testimoni si fondono in un passato che si conserva: quel sogno americano sfumato nel nero della fuliggine è monito gravido di amara inconsistenza. E così la polvere al vento della Puglia dei nostri giorni.
Quell’Essere donne che Cecilia Mangini raccontava già nel 1965, quando le operaie crepavano vent’anni prima senza rendersene conto, perpetua nel tempo della sopportazione “Ci divertivamo molto tutte insieme” racconta una superstite della Triangle, “Era come 
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stare in famiglia” risponde Mariella, lasciando trapelare la pericolosa incoscienza della manovalanza a basso costo e senza volto che raccoglie i cocci di un paese irreparabilmente alla deriva. La cronaca della morte annunciata dagli stessi proprietari del maglificio che sentivano tremare le mura tra i morsi delle ruspe, è il lato obliquo della triangolazione intellettuale operata da
Costanza Quatriglio, decisa a documentare l’insostenibile e debosciata noncuranza dei diritti inalienabili trattati come merce di scambio tra la vita e la morte.
Nella catena indistruttibile del lavoro a cottimo, tra quei pensieri infusi nella cucitrice con la quale Mariella parlava armata di ago e coltello, rimangono intrappolati i versi di una canzone d’amore che ancora la fa sognare. Nello spazio del dolore in cui il tempo si è fermato, la musica di Teho Teardo evoca e accompagna il tempo della verità che tramortisce ricompattando il lascito di un domani auspicabilmente consapevole: New York, Barletta, Salerno, Dacca e tutti gli omicidi bianchi di oggi e di ieri.
Regia: Costanza Quatriglio
Interpreti: Mariella Fasanella
Origine: Italia, 2015
Distribuzione: Cinecittà Luce
Durata: 63’
Sentieriselvaggi21st n.19: cartacea o digitale