Trieste Film Festival 2011 – Premio Corso Salani

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Sulle orme dell’indipendenza e dell’autentica passione che hanno caratterizzato l’attività artistica e la stessa vita di Corso Salani, l’associazione costituitasi recentemente, e che porta ovviamente il suo nome, ha deciso dunque di istituire e inserire nel festival un premio eponimo, destinato a cineasti che abbiano in cantiere o in lavorazione un’opera cinematografica

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Il Trieste Film Festival, la cui ventiduesima edizione si è appena conclusa, ha proclamato anche il vincitore di un’iniziativa collaterale molto particolare e apprezzata: la prima edizione del Premio Corso Salani.
Corso Salani, cineasta prematuramente scomparso nello scorso giugno e sempre nel cuore di noi tutti, ha rappresentato senza dubbio una figura molto presente, amata e importante nella storia del festival triestino. Sintonia, amicizia vera e affetto sono sensazioni e sentimenti tuttora vivi e intensi, come dimostrano in modo trasparente i toni con cui Annamaria Percavassi, direttore artistico del festival, ha redatto la presentazione del Premio, che in qualche modo suggella ufficialmente l’intima vicinanza di Salani con questa manifestazione.
Sulle orme dell’indipendenza e dell’autentica passione che hanno caratterizzato l’attività artistica e la stessa vita del cineasta, l’associazione costituitasi recentemente, e che porta ovviamente il suo nome, ha deciso dunque di istituire e inserire nel festival un premio eponimo, destinato a cineasti che abbiano in cantiere o in lavorazione un’opera cinematografica, che però non sia ancora completata. Il premio, che consiste in un contributo di ben 10.000 euro, costituirà per il vincitore un prezioso supporto per il completamento del suo lavoro, che dovrà avvenire entro dodici mesi dall’assegnazione, in modo da poter essere presente alla prossima edizione del Trieste Film Festival, quando presenterà l’opera terminata. Se si esclude questa sorta di “obbligo”, ai partecipanti era lasciata totale libertà tecnica, di scelta del genere e del contenuto.
Designata la cinquina finalista (Lasciando la baia del re di Caludia Cipriani, Manga Kissa di Titta Raccagni, Palazzo delle Aquile di Stefano Savona, Alessia Porto ed Ester Sparatore, Portraits de villes-Milano Porta Venezia di Gabriele di Munzio, Sessioni di primavera-Antigone di Andrea Caccia) da un comitato di selezione, questa è stata presentata a pubblico e giuria in una lunga mattinata di proiezioni interamente dedicata loro, ospitata nella piccola Sala Birri del Teatro Miela di Trieste. Premio Salani: i finalistiErano presenti tutti gli autori, che hanno avuto una quarantina di minuti a disposizione per introdurre personalmente la struttura, lo stato e le finalità dei loro lavori, rispondendo a domande e curiosità dei presenti in sala.
La giuria, composta da Luciano Barisone, Daniele Gaglianone, Malgorzata Orkiszewska Salani, Andres Pfaeffli e Monica Rametta ha dunque premiato i tre cineasti di “Palazzo delle Aquile”, intenso documentario in fase di post-produzione, che racconta i giorni della lunga occupazione, da parte di diciotto famiglie di senza-casa, del Comune di Palermo: un racconto per immagini e voci della sfida al potere politico in un teso incontro-scontro di interessi pubblici e privati. La motivazione della giuria è eloquente: il progetto ha vinto “perché il film esplora l’incompiutezza del sistema amministrativo italiano, la vuota verbosità della parola politica, l’esasperazione degli ultimi. Lo sguardo di Stefano Savona conserva per tutta la durata del film un equilibrio ammirevole, quella “giusta distanza” che sola unisce il rispetto per la persona alla coscienza di quella situazione gattopardesca per cui tutto cambia per restare immutabile”.

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