Trieste Science + Fiction. Incontro con Margareth Madè e Francesco Cinquemani

Il regista e l’attrice hanno presentato il film Andron – The Black Labyrinth, in anteprima mondiale al festival

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Per parlare di Andron – The Black Labyrinth, fantasy ambizioso dal cast internazionale (un malefico Alec Baldwin, Danny Glover e la cantante Skin per la prima volta attrice), proiettato in anteprima mondiale al Trieste Science + Fiction, si sono presentati oggi il regista Francesco Cinquemani e l’attrice Margareth Madè.

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“Nel film interpreto Adora, una donna cinica e spietata”, spiega la Madè, “e l’unico con cui mi confronto, con cui ho un dialogo, è Alec Baldwin. Lavorare con lui è stata un’esperienza interessante e una grande opportunità”. Anche Cinquemani conferma l’esperienza positiva. “Quando ho incontrato Alec per la prima volta, il suo agente mi ha preso da parte e mi ha detto: non contraddirlo mai. Effettivamente ha una pessima reputazione, ha già picchiato due registi, uno dei quali perché voleva che si tagliasse la barba…ma con noi invece è stato molto cortese. Forse perché la troupe era ridotta, e l’ambiente era sereno”. “Alec è un appassionato del genere fantascientifico”, spiega Cinquemani “ e quando gli ho chiesto perché ha accettato di far parte di Andron, mi ha detto che avrebbe sempre voluto recitare in un fantasy, e mai nessuno gli aveva proposto un copione. La sua è stata una scelta”.

Mentre parlando di Skin, dice di averla convinta a recitare dopo che la cantante gli era apparsa in sogno. “Prima che cominciassero le riprese, Skin ha fatto un corso di recitazione durato una settimana, ma poi sul set l’avevamo soprannominata la secchiona, perché era molto seria, molto professionale. Il cast era così, eterogeneo: c’era lei alla sua prima esperienza e dall’altra parte c’erano Baldwin e Danny Glover, però si sono trovati tutti molto bene. Ho scommesso su di lei perché sapevo che il suo volto bucava lo schermo. Un regista deve sapere cosa vuole e valorizzarlo”.

andron alec baldwin“Nel girare Andron”, prosegue il regista, “mi sono voluto rifare ai film di fantascienza che sono stati prodotti in Italia fino agli anni ’70, come quelli di Luigi Cozzi o Antonio Margheriti Adesso l’Italia è rimasta indietro, ma una volta il cinema di genere che facevamo lo guardava ed apprezzava tutto il mondo. Non dimentichiamoci che Alien è un remake di Terrore nello Spazio di Mario Bava. Oggi dobbiamo confrontarci anche con un modello internazionale, io guardo molti film prodotti in Corea, oltre che negli Stati Uniti. Per questo oltre ai modelli italiani ho ripreso anche il genere americano young adult come Hunger Games, o Jurassic Park”. Ma il regista difende anche l’identità europea del film. “Anche se guarda all’America, Andron è europeo perché è più complicato rispetto ai film prodotti dagli Stati Uniti, lì capisci subito chi è il protagonista e che rimarrà vivo fino alla fine del film, nel mio film non c’è un eroe caratterizzato da subito, e la struttura è a cinque atti, non tre come fanno in America”.

 

 

 

 

 

 

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