TS+FF 2016 – Adam Nimoy e Terry Farrell presentano For the Love of Spock

Primo incontro della rassegna triestina con Adam Nimoy e Terry Farrell. A seguire, la proiezione in anteprima italiana del documentario For the Love of Spock. Di padre in figlio e dal figlio al padre

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I love 8½”, così si presenta Adam Nimoy, camicia verde scuro e giacca sportiva, segno particolare: una somiglianza incredibile con il padre Leonard. Ad accompagnarlo, una splendida e sorridente Terry Farrell, in stivali di pelle e abito viola merlettato. Il saluto vulcaniano Lunga vita e prosperità, con tanto di mani alzate a formare il simbolo della lettera ebraica shin, accoglie i due nella sala, inizialmente piuttosto timida e popolata da non pochi trekkies truccati di tutto punto. Dopo aver espresso il suo amore per l’Italia e l’arte rinascimentale, il regista di For the Love of Spock passa a parlare del padre, l’uomo Leonard: “Papà era un uomo del Rinascimento, sapeva fare tante cose, era attore, regista, fotografo, falegname, rivenditore di frigoriferi. Ha sempre dedicato tante energie al lavoro, solo verso la fine della vita è apparso molto più coinvolto nella famiglia, una sorta di don Vito Corleone”. E di sé stesso: “Inizialmente volevo intraprendere una carriera diversa, volevo eccellere in qualcosa che papà non sapesse fare. Lui non aveva una formazione accademica, era a malapena diplomato, pur avendo una mente curiosa e brillante. Così mi sono iscritto a legge e mi sono laureato. Ma dopo otto anni in uno studio legale ho capito che volevo coltivare la mia vena creativa e alla fine ho finito per fare quello che faceva papà”. La Farrell spiega la genesi del personaggio di Jadzia Dax, protagonista della terza serie, Star Trek – Deep Space Nine (1993-1999). “Avevo 28 anni ed ero alla ricerca di me stessa. Seguivo varie discipline orientali, praticavo kickboxing e questa ricerca di un equilibrio interiore l’ho trasfusa in Jadzia, una donna saggia, compassata, potremmo dire zen. Ero una grande fan della serie originale e il fatto che Jadzia fosse il personaggio più vecchio e lavorasse come ufficiale scientifico, proprio come Spock, mi spinse ad accettare il ruolo”. Ma non è tutto oro quello che luccica, ci sono tanti sacrifici da sopportare e qui emerge l’aspetto più umano dell’attrice: interpellata sull’abbandono della serie, Terry spiega come il contratto per tutti gli attori terminasse dopo sei stagioni e come, ad un certo punto, avesse sentito il bisogno di dare la priorità alla propria vita, dopo anni estenuanti sul set della serie. “Chiesi alla produzione di comparire di meno, risultato: Jadzia viene fatta fuori”.

Il documentario, presentato al Tribeca Film Festival di New York nell’aprile slocandinacorso, ripercorre anche la carriera teatrale e cinematografica di Leonard: “Papà ha amato molto un ruolo western in un film che ha girato con Yul Brynner nel 1971 in Spagna, Catlow: era piuttosto cattivo, aveva il cappello, il cavallo, il tipico abbigliamento di quel genere di film, era una sorta di Clint Eastwood moro”. Momenti di ilarità quando il regista racconta la sua volontà di girare un episodio di Deep Space Nine, ricevendo dalla produzione l’invito a cimentarsi in altri settori dell’industria cinematografica. “Beh, ormai ci lavoro da nove anni, nel mondo del cinema. Sono soddisfatto, ho fatto un documentario su mio padre e sto lavorando ad un altro su Space 9”, spiega sornione. L’aspetto più interessante, dal punto di vista narrativo, è che gli intervistati si rivolgono al figlio e gli parlano del padre – a domanda diretta o a ruota libera – ricordandogli episodi dell’infanzia ed aiutandolo a ricostruire il puzzle di ricordi. In sostanza, ci troviamo di fronte ad una sorta di progressiva ricerca di chi fosse Leonard Nimoy, di che tipo di padre e di uomo fosse, oltre Spock. Non sempre lineare nell’assemblare insieme i pezzi, For the Love of Spock riesce comunque a far divertire e commuovere nello stesso tempo. “La leggenda Spock nasce nel 1963, quando Gene Roddenberry vede papà in un episodio della serie The Lieutenant e decide di affidargli un ruolo nel progetto fantascientifico che stava allestendo”. Assistiamo al ricordo commosso di William Shatner, di George Takei, di Nichelle Nycols, scorrono le immagini e con esse le testimonianze. I rapporti personali con Roddenberry – “ha sempre sostenuto Spock a costo di sacrificare gli attori del pilot dopo la cancellazione da parte della NBC” – gli attriti e lo scontro di personalità con Shatner – nella vita come sul set – funzionali comunque al successo della serie, l’amicizia con DeForest Kelley, le diverse sfumature psicologiche del triumvirato tanto amato dai fan E poi il Nimoy fotografo, musicista, falegname e poeta, la sua grande dignità, la cultura del lavoro, l’ossessione di garantire alla famiglia la stabilità economica, ma anche le assenze da casa, l’incapacità di scindere l’uomo dal personaggio, i problemi con l’alcool e i furiosi litigi con Adam, il freddo durato anni fino al ritrovato feeling negli ultimi anni di vita.

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Sorridiamo quando un Leonard d’antan legge divertito la recensione di Variety del 14 settembre 1966 che stroncava la serie dopo il primo episodio, definendola “senza futuro”; conosciamo meglio il Nimoy regista (Tre scapoli e un bebè; Diritto d’amare; Star Trek III – Alla ricerca di Spock; Star Trek IV – Rotta verso la Terra); riviviamo con J. J. Abrams il coinvolgimento di Leonard negli ultimi capitoli cinematografici della saga da lui diretti (Star Trek e Into Darkness – Star Trek) e ascoltiamo l’emozione di Zachary Quinto nel confrontarsi con la leggenda interpretando Spock. Chiusura sull’impegno sociale e l’attualità: “Sono sempre stato influenzato dalla causa ambientalista sposata da mio padre, sono preoccupato per la salute del pianeta. A Los Angeles l’amministrazione sta facendo molto, ha vietato l’uso dei sacchetti di plastica. Nel quarto film di Star Trek girato da papà si parlava dell’estinzione delle balene, da allora è nato il suo interesse per la causa ambientalista, è un tema che ha sempre coinvolto la mia famiglia”. Lunga vita e prosperità, Mr. Adam.

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