Tully, di Jason Reitman

Dramedy della coppia regista-autrice di Juno sull’amicizia tra due donne di generazioni diverse ma con molto in comune, o ritorno di Diablo Cody alle atmosfere soprannaturali di Jennifer’s Body?

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In maniera più che coerente, tocca alla coppia di autori di Juno e Young Adult di realizzare la versione post-capitalista della leggenda della bella ‘mbriana, lo spirito buono della casa delle credenze popolari del Sud d’Italia, qui trasformato in una presenza da invocare – ovviamente a pagamento – per prendersi cura dei neonati e della casa lungo la notte, per consentire il riposo alle neo-mamme massacrate dall’arrivo di una piccola creatura nella loro vita. Così, dopo le iniziali ritrosie, Marlo decide di assumere la “babysitter notturna” Tully per badare alla sua terza figlia, Mia, mentre lei e il marito dormono al piano di sopra. Come tutte le belle ‘mbriane, la giovanissima Tully tiene particolarmente all’ordine dell’appartamento e così non si limita a guardare la piccola e a portarla alla madre in camera da letto quando ha bisogno di essere allattata, ma rassetta, cucina i dolci per il mattino, lava il pavimento. Piano piano Marlo decide di restare sveglia di notte perché ritrova nel tempo passato con Tully tra confidenze e gesti d’affetto tutta la comprensione persa negli anni da parte del marito, che si divide tra lavoro e playstation, dal fratello che ha fatto fortuna ed è diventato un insopportabile borghese organic (Mark Duplass sa bene come entrare nella parte…), dalle istituzioni scolastiche che non vedono l’ora di liberarsi del primogenito, Jonah, affetto da quella che sembra una sorta di autismo che sfocia in crisi anche violente. Ma, come insegna la tradizione, la bella ‘mbriana può anche essere pericolosa da frequentare, e portare a rischi particolarmente fatali per chi se la ritrova dentro casa…

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Ecco, l’aspetto interessante del terzo incontro tra Reitman e Diablo Cody è proprio nella maniera in cui decidiamo di leggere il film, come dramedy sentimentale sull’amicizia tra due donne di generazioni diverse ma con molto in comune, o come il ritorno di Cody alle atmosfere soprannaturali di Jennifer’s Body: la sceneggiatrice è talmente brava da inserire le chiavi interpretative già nei dialoghi che citano apertamente La mano sulla culla ed epigoni vari, però stavolta Reitman riesce a calibrarne meglio la scrittura ultrapresente e carpiata di quanto gli fosse riuscito in Young Adult.
Abbiamo capito che ad Hollywood le gravidanze ormai non possono che essere isteriche, ma Charlize Theron e Mackenzie Davis sprigionano empatia e la solita pazzesca capacità di incollarsi addosso la mdp anche al di fuori dei dialoghi smart e degli scambi perfetti, con uno sguardo od un sorriso (la sezione finale con la notte di bevute a Brooklyn è da questo punto di vista davvero straordinaria): in un film che assume in tutto e per tutto una prospettiva femminile, con un certo coraggio e indubbia profondità, va registrata quantomeno la capacità del coriaceo Ron Livingston di restituire un’umanità anche a questo ruolo di coniuge distratto ma mai incattivito dalla vita né disinnamorato della sua Marlo, nonostante il fisico appesantito dalle tre gravidanze che Theron mette in mostra con l’abituale abilità trasformista.
Peccato allora che Reitman, cineasta che si è un po’ smarrito negli anni, non riesca a rinunciare anche stavolta ad una chiusura con colpo di scena rivelatore che è davvero solo un gioco di scrittura, espediente da manuale che farà contenti gli appassionati di stratagemmi narrativi, un po’ meno chi crede al potere di un cinema più sospeso, che non abbia sempre bisogno e necessità di spiegarsi.

 

Titolo originale: id.
Regia: Jason Reitman
Interpreti: Mackenzie Davis, Charlize Theron, Ron Livingston, Mark Duplass, Emily Haine, Elaine Tan, Colleen Wheeler, Marceline Hugot
Distribuzione: Universal
Durata: 96′
Origine: USA, 2018

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
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