"Tulpa. Perdizioni mortali", di Federico Zampaglione

claudia gerini in Tulpa

Viaggio cinefilo quasi 'tarantiniano' da parte del leader dei Tiromancino che, su un soggetto di Dardano Sacchetti, va da Argento a Bava, ma anche Fulci, Lado e Martino. Ma anche un cinema di un coraggio inconsueto, che 'non ha 'mai' sonno,. Con la scena della giostra da antologia che può far invidia anche ai nuovi impulsi dell'horror europeo

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claudia gerini in TulpaTutti i colori dell'horror. E forse Sergio Martino c'entra qualcosa. Dopo l'ottimo Shadow, il cinema di Federico Zampaglione declina il genere sotto un'altra prospettiva. Dai boschi dell'isolata località di montagna del suo secondo lungometraggio alle strade di Roma in Tulpa, con ancora 'camere delle torture', spazi che ne aprono improvvisamente altri, dagli ascensori dell'ufficio della protagonista, alla porta nascosta nel sotterraneo di un garage.

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Lisa (Claudia Gerini), una manager, ha una doppia vita. Donna in carriera di giorno e assidua frequentatrice dell'esclusivo 'Tulpa' di sera dove i frequentatori possono soddisfare le loro fantasie erotiche. I suoi amanti vengono però uccisi uno dietro l'altro e così lei, pur terrorizzata, inizierà a indagare per conto suo.

Zampaglione sembra rientrare furiosamente soprattutto dentro l'horror anni '70, con salti nel decennio precedente (Sei donne per l'assassino di Mario Bava) o in quello appena successivo (Tenebre di Dario Argento). Si contaminano così le oscurità del giallo con quelle dell'horror, le strade deserte di notte (Profondo rosso) e il rosso del locali che si espande come una pittura malata, la stessa del grande e incompreso Il cartaio. Non è un caso che l'autore del soggetto sia Dardano Ivan Franek, Claudia Gerini e Crisula Stafida in TulpaSacchetti, figura necessaria per questo viaggio cinefilo quasi 'tarantiniano' da parte del leader dei Tiromancino: assassino con l'impermeabile e il cappello nero, coltello che si ficca nella gola, occhio bollente gettato in faccia. E una grande capacità di costruire la tensione facendo avvertire presenze inquietanti nel fuori-campo, con il rumore dei tacchi che rimbomba e soggettive dell'assassino che possono però rivelarsi anche depistanti.

Se Shadow poteva essere più controllato nella scrittura e nella caratterizzazione, Zampaglione in Tulpa cita tra gli altri, oltre Argento e Martino anche Lucio Fulci e Aldo Lado. Ma il riferimento prende consistenza nel dichiarato omaggio e poi evapora. E tutto questo cinema si dissolve e si confonde insieme con una circolarità ipnotica, che entra nelle zone oscure dell'incoscio. Un cinema abbagliante che non 'ha mai' sonno, capace di un coraggio inconsueto nel lasciare libere le proprie visioni per mantenerne la loro purezza. Dove Claudia Gerini e Michele Placido soprattutto, ma anche Michela Cescon e Ivan Franek sono filmati, nella loro presenza, come lampi persistenti o no che possono essere prolungati. E la loro voce che da l'impressione di diventare irrealistica, rimbombata, emanazione soggettiva o di un ricordo. Con in più quella crudeltà che il regista aveva già messo in mostra che si fonde con un'erotismo insieme sensuale e carnale, come si vede già nella grande apertura. Con la metamorfosi tra la bellezza e la decomposizione. E la scena sulla giostra da antologia che può far invidia anche ai nuovi impulsi dell'horror europeo. Dove Zampaglione, nel suo disordinato impeto, ne è oggi tra i nomi di punta.

 

Regia: Federico Zampaglione

Interpreti: Claudia Gerini, Michele Placido, Michela Cescon, Ivan Franek, Nuot Arquint, Crisula Stafida, Giulia Bertinelli

Origine: Italia, 2013 

Distribuzione: Bolero Film

Durata: 82'

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    3 commenti

    • AnnaTheRipper

      Film estremo e cattivissimo. Zampaglione evoca il fantasma di Fulci, con crudelta' e determinazione maniacale . Ho rivissuto atmosfere di un tempo e la cosa mi ha decisamente affascinato.

    • Marco Mighello

      Film mediocre e brutto. Privo di idee, tecnicamente amatoriale, del quale hanno dimenticato di scrivere la sceneggiatura… Chi parla di fascino o è un ignorante o è in mala fede.

    • Renzo Albertelli

      Appena visto all' Arena di Piazza Vittorio. Grande film che riprende la tradizione del giallo Italiano. Zampaglione ha talento da vendere e film dopo film si avvia a diventare il nuovo maestro del terrore.