"Tutta colpa di Sara", di Reginald Hudlin

Nell'opera appare un continuo rimando ad una commedia di caratteri che monopolizza evidentemente la scena e che al tempo stesso riesce a funzionare proprio come catalizzatrice di momenti assolutamente irresistibili.

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Il cinema americano (diciamo buona parte di questo) continua a tornare in modo sempre più preciso e frequente sulle tracce del cinema classico, delle sue triangolazioni, delle sue superfici spaziali. In Tutta colpa di Sara vi è in questo senso un continuo rimando ad una commedia di caratteri che monopolizza evidentemente la scena e che al tempo stesso riesce a funzionare proprio come catalizzatrice di momenti assolutamente irresistibili, per lo più giocati su varianti scritte capaci però di trasformarsi in gustosi refrain visivi. Accanto allora allo schematismo pur intrigante del racconto (la protagonista corre infatti il rischio di essere imbrogliata dal suo socio, il quale incarica un ufficiale giudiziario di raggirarla, portandole dietro tutti i suoi averi) si respira l'aria di un cinema che sta addosso ai suoi personaggi (il Matthew Perry della serie televisiva Friends, qui perfettamente inserito in un contesto che cinquant'anni fa avrebbe potuto ospitare un Cary Grant ad esempio, ma anche Elizabeth Hurley, pronta giocare con ironia sulla sua immagina pubblica prodotta in questi ultimi anni), tutto concentrato in dialettiche verbali e fisiche che spaziano spesso e volentieri da un set all'altro (basti pensare alla protagonista inglese inserita all'interno del panorama texano), senza preoccuparsi di conservare un tono e una misura costanti. In questo frangente il regista dissemina lo spazio di segni anche precisi di una sorta di commedia rosa basata sull'incontro/scontro tra i due protagonisti, ma nello stesso modo centra il ritmo della messinscena su coordinate come sballate (la sequenza formidabile del toro che corre sul rullo) e appunto incasellabili, sospese tra un ironico ed ipotetico mèlo e una farsa vicina per certi versi alla fisicità della screwball commedy. Da un lato infatti Hudlin si riappropria di una dimensione romantica intesa come classico gioco degli opposti che prima o poi si uniranno, mentre dall'altra conduce un aperto gioco scandito dalla fuga della protagonista ed è qui che il set si apre come a raggiera per ospitare frammenti di cinema on the road che elettrizzano la scena, dando vita ad un inseguimento amoroso che a tratti ricorda le spaziature geografiche di Amici di… letti, altra grande opera che non a caso culmina a Reno, la patria delle donne cukoriane. E di un cinema classico che continua a vivere in sovrimpressione.

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Titolo originale: Serving Sara
Regia: Reginald Hudlin
Sceneggiatura: Jay Scherick, David Ronn
Fotografia: Robert Brinkmann
Montaggio: Jim Miller
Musica: Marcus Miller
Scenografia: Rusty Smith
Costumi: Francine Jamison-Tanchuck
Interpreti: Elizabeth Hurley (Sarah Moore), Matthew Perry (Joe Tyler), Cedric The Entarteiner (Ray Harris), Bruce Campbell (Gordon Moore), Amy Adams (Kate), Vincent Pastore (Tony), Terry Crews (Vernon), , Jerry Stiller (Milton), Marshall Bell (Warren Cebron)
Produzione: Dan Halsted per Mandalay Pictures/MP Movies Management/KC Medien Ag/Illusion Entertainment/Hasteld Pictures/FTM Productions
Distribuzione: Eagle Pictures
Durata: 99'
Origine: Usa/Germania, 2003

 

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