Tutta un’altra vita, di Alessandro Pondi

Secondo film da regista di Alessandro Pondi, che ripesca il cliché del “povero ma ricco” col volto di Enrico Brignano, in una veste differente rispetto al passato, più individualista e meno sociale

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Gianni (Enrico Brignano) è un tassista romano con una routine consolidata. Ha una moglie (Paola Minaccioni) e due figli e sogna di vincere la lotteria per cambiare il suo quotidiano scialbo e monotono. L’occasione arriva quando una coppia benestante, in partenza per una settimana alle Maldive, dimentica nel suo taxi le chiavi della loro meravigliosa villa: Gianni si impossessa della vila e della vita del suo proprietario, finendo in una giostra di emozioni mai vissute prima che culminano nell’incontro inaspettato con Lola (Ilaria Spada), un sogno di ragazza che gli sconvolge l’esistenza. Gianni diventa un’altra persona e quella con Lola è davvero “Tutta un’altra vita“…

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Il film di Alessandro Pondi parte da un concept, quello della ricchezza improvvisa a beneficio di una persona dall’umile conto in banca, piuttosto classico nel cinema italiano nonché ripescato di recente da Fausto Brizzi. E a conferma di come certi canovacci rimangano indelebili nella nostra tradizione, Tutta un’altra vita presenta, in partenza almeno, alcune analogie sia con Poveri ma ricchi (Gianni spera, come detto, di vincere alla lotteria proprio come i Tucci, tra cui figurava d’altronde lo stesso Brignano) sia con l’ultimo Modalità Aereo (Gianni si appropria della vita agiata del ricco quanto antipatico Paolo Sassanelli, proprio come facevano Lillo e Abbrescia ai danni di Paolo Ruffini, anche in questo caso mossi inizialmente dallo spirito di rivalsa verso chi li aveva trattati con maleducata sufficienza), pur con differenze sostanziali alla base per stile e approccio. Naturalmente manca la coralità grottesca del primo, per esempio, nonché il tono farsesco del secondo, pur poggiando la sua comicità sui soliti meccanismi della menzogna. Ma è soprattutto nello sviluppo che l’opera di Pondi finisce col distinguersi quando svela cioè la sua reale focalizzazione.

Pondi, al secondo film da regista, sfoggia infatti tutto il suo lungo curriculum di sceneggiatore (stavolta collaborando con altre tre firme, quelle di Paolo Logli, Riccardo Irrera e Mauro Graiani) con un lavoro più intimo e sottile in merito ai suoi protagonisti. Rispetto alla produzione “brizziana”, Tutta un’altra vita non si preoccupa tanto di prendere di mira la società, piuttosto decide di spostare la sua attenzione principalmente sul singolo individuo. Enrico Brignano, Paola Minaccioni e Ilaria Spada condividono magari gli stessi sogni di fuga dalla propria routine, ma non c’è una reazione “di classe” o unitaria a smuoverli drammaticamente. Ognuno di loro interpreta invece un comportamento ben preciso e distinto, tra chi ha scelto di adattarsi, chi si rifiuta strenuamente e chi invece non vuole smettere di sognare nonostante tutto.

Di riflesso, quindi, Tutta un’altra vita in generale sembra aderire a questo approccio più essenziale e minimalista, che se da un lato porta la pellicola ad abbassarsi in termini di comicità e soprattutto di ritmo, rendendo decisamente più piatte la maggior parte delle gag, dall’altro la eleva dal punto di vista emotivo e drammatico. Nasce da qui l’aspetto forse più interessante del film, ossia il rifiuto da parte di Pondi di scadere nell’esaltazione (spesso ipocrita) della vita semplice, quindi nella morale finale tipica di simili intrecci. Ciò che sembrava un difetto per tutta la visione, quello smascheramento della menzogna attorno a cui normalmente la trama dovrebbe convergere ma che tarda continuamente ad arrivare, si rivela allora una precisa scelta dell’autore. Distinguendosi dai soliti cliché, Pondi preferisce concentrarsi sull’amore, privilegiando coraggiosamente anche le sue derive più egoiste e moralmente scorrette, facendo così di Tutta un’altra vita un racconto universale paradossalmente più cinico e più spietato di molti suoi predecessori.

Regia: Alessandro Pondi 
Interpreti: Enrico Brignano, Ilaria Spada, Paola Minaccioni, Maurizio Lombardi, Giorgio Colangeli  
Distribuzione: 01 Distribution 
Durata: 103′ 
Origine: Italia, 2019 

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
2.64 (11 voti)
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