"Tutti i santi giorni", di Paolo Virzì
Dal libro Una generazione di Simone Lenzi, il regista livornese realizza il suo piccolo/grande 'romanzo popolare' affidandosi a due attori (uno emergente, l'altra esordiente assoluta) come se fossero un corpo unico catturandone desideri e tensioni nascoste. Tra Judd Apatow e Mike Leigh

Tratto dal romanzo Una generazione di Simone Lenzi (anche sceneggiatore con lo stesso regista e Francesco Bruni), Tutti i santi giorni sa toccare le corde emotive giuste in questa piccola poetica del quotidiano in un'opera che appare più piccola nelle dimensioni rispetto il grandioso musical/Mélo La prima cosa bella, ma capace di far venire i brividi anche filmando i gesti semplici, un abbraccio dove tutti e due i protagonisti piangono, uno spostamento di Guido in motorino sulla canzone di Thony. Certo, ci sono anche delle distorsioni attraverso le visite dal medico del Papa in Vaticano o l'immaginazione di Guido mentre fa lo spermiogramma, quasi alterazioni di 'nuovi mostri' non di un debito ma di un collegamento del cinema di Virzì verso il passato (la commedia all'italiana) proprio nella fase in cui non ha più bisogno di omaggiare né Risi né Monicelli, pur facendo con Tutti i santi giorni, ancora una volta, il suo piccolo/grande 'romanzo popolare'.
Innanzitutto quello di Virzì è un cinema che sa anche rischiare, affidando il film, anzi affidando(si) a un attore emergente come Luca Marinelli (La solitudine dei numeri primi di Saverio Costanzo e L'ultimo terrestre di Gipi) e a un'esordiente assoluta come Thony (nome d'arte di Federica Victoria Caiozzo), padre siciliano e madre polacca scoperta su Myspace e utilizzando brani cantati da lei nella colonna sonora. E più che la prova singola dei due interpreti, diversissima ma egualmente notevole, colpisce invece il modo in cui il regista voglia filmarli come se fossero un corpo unico, catturandone (in)consapevoli desideri, momenti di tensione nascosta (la scena al ristorante), facendoli sembrare legati anche quando sono separati (Antonia che si allontana con la figlia dei vicini, Guido che respinge gentilmente le avances della vicina ma poi ci resta abbracciato in un frammento che sembra di viverlo sulla pelle mentre lo si sta guardando). E se i piccoli nervi scoperti del quotidiano si possono amplificare nel rumore dei piatti della madre di Antonia che li sta lavando, dell'ex della ragazza che arriva e mangia quello il piatto di Guido, c'è invece il momento della scena a casa di lui dove tutto passa sottotraccia, dove c'è quella coralità magari di un film di Guillaume Canet regista oppure lì ci si sposta davvero dalle parti di Another Year.
In La prima cosa bella scorre tutta la memoria di una vita vissuta, tra passato e presente. In Tutti i santi giorni, quella che si vorrebbe vivere. Con tutte le debolezze, le contraddizioni e i contrasti. Ma in quello sguardo incantato di Guido che guarda Antonia che si esibisce nel locale c'è tutto il film nella sua testa, che Virzì condivide in un cinema sempre più generoso.
Regia: Paolo Virzì
Interpreti: Luca Marinelli, Thony, Micol Azzurro, Claudio Pallitto, Giovanni La Pàrola
Distribuzione: 01 Distribution
Durata: 102'
Origine: Italia, 2012