"Tutto in quella notte", di Franco Bertini

Ci si trova nelle traiettorie di una pochade vera e propria, ma si tratta di un gioco che appare sempre fine a se stesso, un'esercitazione stilistica e soprattutto attoriale che Bertini giostra con un occhio mai veramente coinvolto.

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La partenza di Tutto in una notte non è male. Si intravede uno sguardo caotico, abbastanza sgangherato, persino libero in certi momenti, soprattutto quando si tratta di presentare i corpi volutamente disordinati che organizzeranno il bailamme del racconto. In questo senso si avverte immediatamente il ricordo neppure troppo filtrato del grandissimo Landis di Tutto in una notte, con una serie di siparietti comici che hanno anche una certa forza, poi però subentra l'intrigo, la macchinosa artificiosità di una scrittura che tradisce l'origine teatrale dell'autore e che mette a tappeto ogni tipo di vera immediatezza. Bertini finge piuttosto bene l'improvvisazione (grazie anche alla fisicità non comune del convincente Insinna), ma c'è qualcosa nel suo sguardo che non convince mai appieno. E' infatti come se Tutto in quella notte soffrisse paradossalmente proprio nella ricerca affannosa di una certa trasandatezza (i colori sgranati, la macchina a mano che circonda sempre i protagonisti, quasi impedendo loro i movimenti), quando invece lo sguardo di Bertini è tutt'altro che spontaneo (basti vedere certi movimenti di macchina e ancor di più l'utilizzo in chiave straniante di certi stilemi del cinema indipendente americano). Ci si trova così teoricamente nelle traiettorie di una pochade vera e propria, ma si tratta di un gioco che appare sempre fine a se stesso, un'esercitazione stilistica e soprattutto attoriale che Bertini giostra con un occhio mai veramente coinvolto. Dagli incroci notturni di Roma infatti a quelli di New York, le traiettorie seguite nell'opera sembrano sempre già troppo chiuse e risolte ad un livello teorico (il rimpasto di generi cui Bertini sottopone la materia è sin troppo evidente), lontane insomma mille miglia da quelle pochade italiane degli anni Settanta e Ottanta (un esempio su tutti quello del grande Sergio Martino) che avevano davvero il coraggio di bucare la pellicola, giocando con il corpo e fregandosene allegramente di ogni discorso "sul cinema".

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Regia: Franco Bertini


Interpreti: Flavio Insinna, Rolando Ravello, Elena Russo, Davide Lepore, Luciano Scarpa


Produzione: Aurelio De Laurentiis Per Filmauro


Distribuzione: Filmauro


Durata: 96'


Origine: Italia, 2004

 

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