Tvornice Radnicima, di Srđan Kovačević

Vincitore del concorso documentari al Trieste film festival 2022, la lotta di una fabbrica a gestione operaia contro l’ineluttabilità del capitalismo diventa riflesso della società tutta

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È Tvornice Radnicima (La fabbrica ai lavoratori) di Srđan Kovačević a vincere il premio Alpe Adria Cinema come miglior documentario alla XXXIII edizione del Trieste Film Festival. Il documentario croato si vede aggiudicare il primo premio dalla giuria con la seguente motivazione: “Il film ci mostra quanto sia complesso costruire e sostenere un’utopia socialista nell’oceano del capitalismo. La fabbrica agli operai!”.

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Tvornice Radnicima segue le vicende dell’ITAS, fabbrica di macchine utensili di Ivanec che fu aperta nel 1960 nella Jugoslavia socialista. Nei suoi giorni migliori impiegava 900 operai su una base di autogestione, in cui gli operai decidevano insieme le politiche dell’azienda. Nel 2005 si tentò, fallendo, la privatizzazione degli impianti. Gli operai occuparono allora gli stabilimenti e ripresero la produzione delle macchine utensili. Questo fece dell’ITAS l’unico caso riuscito di controllo di una fabbrica da parte degli operai in un paese europeo post-socialista. Oggi non restano che poche centinaia di impiegati, costretti a fronteggiare costantemente il crollo del mercato, il calo delle vendite, la mancanza di fondi e l’assenza di salari. Gli operai dell’ITAS tentano di mantenere vivo un sogno socialista che sembra ogni giorno sempre più fragile.

È possibile pensare un’alternativa al sistema capitalista dopo il crollo dei regimi socialisti? Gli operai dell’ITAS sembravano aver trovato questa risposta nell’occupazione della fabbrica. Un’utopia comunista in cui i lavoratori diventano effettivamente i proprietari dei mezzi di produzione. Purtroppo però il film di Kovačević ci mostra un futuro che è lontano da quello che questi uomini auspicavano nel 2005. I problemi della fabbrica e la crisi dei salari raccontano una realtà che non riesce a tenere testa al sistema con cui si trova a scontrarsi. I vecchi proprietari sono dipinti quasi come degli eroi romantici della classe operaia, armati del loro sogno combattono una società del consumo che sembra inglobare o chiudere ogni tentativo di creare un sistema differente, moderni Don Chisciotte consapevoli dello stato della loro battaglia, eppure stoicamente resistenti.

Lo scontro di visioni tra i vecchi lavoratori, proprietari della fabbrica, e i giovani della nuova generazione, che ancora non lo sono diventati, diventa sineddoche dei contrasti generazionali della società contemporanea: da una parte una generazione che ha vissuto uno scontro di ideali, che ha creduto nel sogno di un’idea e che ancora spera di vederla realizzata; dall’altra la generazione figlia del crollo del sogno, disillusa e privata delle spinte utopiche che muovevano i vecchi, allo stesso tempo abbandonata dagli stessi anziani a cui si affidava, incapaci di provvedere al sostentamento minimo del salario garantito, il cui retaggio è un traballante e precario sistema che sembra destinato al fallimento.

Tvornice Radnicima racconta così il punto di incontro tra mondi inconciliabili, ma costretti ad affrontare insieme un orizzonte di disillusione e omologazione.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.5
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Il voto dei lettori
1 (1 voto)
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