"Ultimatum alla Terra", di Scott Derrickson

Piegato su se stesso il film di Derrickson si contorce con le ombre del passato cinematografico, dove i simbolismi e i tabù di una civiltà sull'orlo del baratro erano i fantasmi da combattere. Salvati dalla minaccia di perdere la propria terra, ai furbi umani rimane solo la disperazione del proprio presente.

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Colpisce in questo remake dell'omonimo classico della fantascienza datato 1951 e diretto da Robert Wise la capacità di piegare tutto il racconto ad un messaggio esageratamente umanista. L'alieno Klaatu (un algido Keanu Reeves) atterra sulla terra per capire quante possibilità ha il genere umano di salvarsi dalla propria fine. Ad accoglierlo non ci sono proprio i tappeti rossi, ma un proiettile che lo colpisce appena mette piede sulla terra. Solo l'instancabile scienziata Helen Benson (Jennifer Connelly) sembra in grado di istaurare con l'alieno dal volto umano un dialogo. Ma tutto attorno a lui è ostile, l'umanità intera e le sue alte gerarchie politiche ne mettono subito a tacere la voce e la sete di comunicazione. Decidono, come ovvio, di eliminarlo. Così la fuga e la maturazione di un giudizio negativo sulla razza umana tanto da dare avvio alla fase di sterminio. Ma ecco la scelta di dare ai piccoli esseri umani una seconda possibilità, perchè "poi davanti alla fine tutti cambiano". Nelle vesti postmoderne di un messia capace di togliere e ridare la vita Klaatu attraversa con pochi passi quella selva che dovrebbe rappresentare lo specchio dei nostri tempi. Un età dove a nessuno è permesso parlare, dove le armi arrivano prima del contatto, dove solo la scienza è portatrice di cambiamento e in grado di comprendere i pericoli. E Illuminare la strada da seguire. Dove i bambini, orfani e senza paura, sono più cattivi e diffidenti degli adulti. In questo cumolo di macerie un solo lungo abbraccio può commuovere colui che dovrebbe essere implacabile con chi distrugge un pianeta. La salvezza bisogna quadagnarsela, e noi siamo ben lontani dalla meta. Questo virus umanista però, frutto di un'intelligenza corrotta e alla deriva, riesce ad insinuarsi anche nelle vene del pallido alieno fino a rodenrne le certezze e ad intaccare il messianico viaggio. Mai "trasfusione" è stata tanto catartica. Fino ad interrompere l'assalto della nube distruttrice generata dalla gigantesca guardia del corpo di Klaatu, il "Robocop" Gort. Le buone intensioni del regista, apprezzato con l'horror The Exorcism of Emily Rose, si dileguano quando dal film dovrebbe emergere quella materia pulsante e viscerale, linfa vitale del genere come lo era nelle sottotesto dell'originale, che invece rimane soffocata sotto una sbiadita superficialità da messaggio socioecologista. Piegato su se stesso il film di Derrickson si contorce con le ombre del passato, dove i simbolismi e i tabù di una civiltà sull'orlo del baratro erano i fantasmi da combattere. Così anche la capacità immaginifica degli ottimi effetti visivi messi in campo dalla produzione rimane quasi fine a se stessa. Relegata in alcune sequenze dove i lampi che sembrano caricare la pellicola, finiscono per spegnersi perchè l'energia propulsiva non trova la giusta misura. Salvati dalla minaccia di perdere la propria terra, ai furbi umani rimane solo la disperazione del proprio presente.

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Titolo originale: The day the earth stood still

Regia: Scott Derrickson
Interpreti: Keanu Reeves, Jennifer Connelly, Kathy Bates, Jaden Smith, John Cleese
Distribuzione: 20Th Century Fox
Durata: 103'
Origine: Usa, 2008

 

 

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