"Un amore a cinque stelle", di Wayne Wang

Se da una parte il genere sembra essere ennesimo pretesto di rivisitazione (e, da un punto di vista narrativo, "Un amore a cinque stelle" non sembra essere troppo diverso da "Two Weeks Notice" di Marc Lawrence), però è proprio la grazia della mano di Wayne Wang a caricare quest'opera di un nostalgico classicismo

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Cenerentola a New York. Nella storia del cinema hollywoodiano, la commedia romantica sembra vivere, al di là delle variazioni temporali, sullo scontro attrazione tra i sessi, tra le classi sociali, sempre sullo sfondo di una metropoli ben definita. Nel caso di Un amore a cinque stelle New York diventa set privilegiato nello sviluppo della vicenda della cameriera Marisa Ventura (Jennifer Lopez) che lavora al Beresford Hotel di New York e l'onorevole Christopher Marshall (Ralph Fiennes), candidato al Senato. Se da una parte il genere sembra essere ennesimo pretesto di rivisitazione (e, da un punto di vista narrativo, Un amore a cinque stelle non sembra essere troppo diverso da Two Weeks Notice di Marc Lawrence), però è proprio la grazia della mano di Wayne Wang a caricare quest'opera di un nostalgico classicismo. Wang guarda certamente alle migliori variazioni della "commedia sentimentale" come Pretty Woman di Garry Marshall e Una donna in carriera di Mike Nichols, quest'ultimo film che è stato scritto, come Un amore a cinque stelle dallo stesso sceneggiatore, Kevin Wade. Ma è proprio il flusso di uno sguardo che non sembra mai arrestarsi a renderla vibrante come nei movimenti all'interno dell'albergo, negli incroci di sguardi tra la Ventura e un responsabile della servitù (con Bob Hoskins che ricorda Hector Elizondo di Pretty Woman), nelle apparizioni che rivelano false identità come nel primo incontro tra Marshall e la cameriera quando ha addosso un vestito di Dolce & Gabbana di una ricca e isterica cliente dell'albergo. Inoltre Wang, guardando anche al cinema di Frank Capra, un punto di riferimento sempre troppo abusato da parte dei registi statunitensi che hanno rivisitato la "commedia sofisticata", soprattutto nella scena del discorso elettorale di Marshall (con Fiennes che appare momentanea re/incarnazione di James Stewart) e del suo dialogo con il figlio di Marisa (frammento che sembra quasi uscito dalla penna di Riskin), ripercorre le zone mélo del suo cinema estremizzate in Chinese Box e nel sottovalutato La mia adorabile nemica come nel momento del figlio di Marisa che, alla recita scolastica, si blocca davanti alla platea o che guarda i luoghi come Central Park con lo stesso calore con cui vedeva Brooklyn in Smoke. Un amore a cinque stelle vive continuamente sulla persistente de/stabilizzazione dei suoi protagonisti, dal dover vivere in luoghi (l'albergo per Marisa, l'ambiente politico per Marshall) dove appaiono come degli estranei. Dietro la riuscita di Un amore a cinque stelle c'è anche la robustezza della sceneggiatura di Wade, ma Wang attraversa quegli spazi e quei corpi con una leggerezza e un'intensità invidiabili.

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Titolo originale: Maid in Manhattan
Regia: Wayne Wang
Sceneggiatura: Kevin Wade
Fotografia: Karl Walter Lindenlaub
Montaggio: Craig McKay
Musica: Alan Silvestri
Scenografia: Jane Musky
Costumi: Albert Wolsky
Interpreti: Jennifer Lopez (Marisa Ventura), Ralph Fiennes (Christopher Marshall), Natasha Richardson (Caroline Lane), Stanley Tucci (Jerry Siegel), Tyler Posey (Ty Ventura), Frances Conroy (Paul Burns), Chris Eigeman (John Bextrum), Amy Sedaris (Rachel Hoffberg), Marissa Matrone (Stephanie Kehoe), Priscilla Lopez (Veronica Ventura)
Produzione: Elaine Goldsmith-Thomasm Paul Schiff, Deborah Schindler per Hughes Entertainment/Red Om Films/Revolution Studios/Shoelace Productions
Distribuzione: Columbia Tristar Films Italia
Durata: 105'
Origine: Usa, 2002

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