Un cinema in assenza di sguardo

La fragranza passionale dei corpi in assenza: da sempre Wong Kar-wai gioca con lo sfarfallio dei sentimenti di fronte alla trasparenza dell’amore, da sempre si porta in vista di dicotomiche passioni che non lasciano spazio alla carne. Cinema di polvere e separazioni, il suo, di lacerazioni che abitano personaggi separati in se stessi, di metropoli che occupano la fisicità con il loro desertificato affollamento notturno.Cinema da sempre programmaticamente fantasmatico, il suo, che finalmente trova nella totale assenza di In The Mood for Love la teoria del non essere. Due corpi innamorati per reciproca distanza dall’amore, l’invisibile gioco speculare con la relazione che lega i rispettivi consorti, lo sfiorarsi come innegabile desiderio che non trova materia per appagarsi. Esserci e non esserci, l’uno accanto all’altro, in una reiterazione della frequenza che non lascia adito a dubbi: Won Kar-wai abita la trasparenza, definisce un cinema in assenza di sguardo. Per questo appare così ipertrofico, così esibito, così virtuosamente materiale nella costituzione del quadro (cromatico, figurativo, sintattico). Cinema oltre il corpo, oltre se stesso, oltre la realtà. C’è da chiedersi cosa mai potrà fare ora…

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