“Un festival senza mediazioni e tappeti rossi”. Presentato oggi il Bif&st 2015

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Dopo le circa 70000 presenze dell’anno scorso, torna il Bif&st, il Bari International Film Festival, che si terrà dal 21 al 28 marzo. Giunto alla sua sesta edizione, si presenta con un programma piuttosto denso, che prevede oltre 300 appuntamenti tra proiezioni, convegni, tavole rotonde, lezioni di cinema e focus sugli attori

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Dopo le circa 70000 presenze dell’anno scorso, torna il Bif&st, il Bari International Film Festival, che si terrà dal 21 al 28 marzo. Giunto alla sua sesta edizione, si presenta con un programma piuttosto denso, che prevede oltre 300 appuntamenti tra proiezioni, convegni, tavole rotonde, lezioni di cinema e focus sugli attori. In particolare il festival è costituito da due sezioni. Una non competitiva, Anteprime internazionali, in cui sarà possibile vedere: L’ultimo lupo di Jean-Jacques Annaud, Slow West di John Maclean con Michael Fassbender, The Gunman di Pierre Morel con Sean Penn, Jasmine Trinca e Javier Bardem, Ritorno al Marigold Hotel con Maggie Smith, Judi Dench e Richard Gere. Nella sezione competitiva Panorama internazionale sono invece state selezionate opere come Shelter di Paul Bettany, Road 47 di Vicente Ferraz con Sergio Rubini, Jamais de la vie di Pierre Jolivet e Miss Julie di Liv Ulmann.
Inoltre, a quasi 40 anni dalla scomparsa di Fritz Lang, verrà dedicata al regista austro-ungarico una retrospettiva pressoché completa dei suoi film europei e americani oltre alla possibilità di vedere un consistente numero di materiali d’archivio e documenti. Molto importante anche il tributo a Francesco Rosi, anche qui con la proiezione di film e materiali audiovisivi.
All’incontro sono intervenuti il presidentde del festival Ettore Scola, il direttore artistico Felice Laudadio, l’assessore Silvia Godelli e il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, che ha dichiarato: “Per me è stata una straordinaria opportunità di arricchimento umano. Quando abbiamo iniziato, Bari era una città con un teatro ridotto in macerie. La cultura, con il suo sguardo vivo e curioso, ci ha permesso di ripensare il territorio e la città come momento di coesione sociale”.

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Silvia Godelli: Lo sviluppo culturale e civile del territorio ha rappresentato una linea unitaria di lavoro condiviso. Quest’edizione ha un valore speciale perché serve a dire che i risultati raggiunti nel corso degli anni non possono conoscere arretramenti. Il Bif&st 2015 si presenta con delle retrospettive di rilievo. Aver accostato Fritz Lang, che rappresenta l’anima e le inquietudini dell’Europa del ‘900, con la testimonianza civile di un autore come Francesco Rosi, ci porta a una dialettica culturale e politica, nel senso di civile e comunitaria, in grado di parlare alle nuove generazioni. Vedremo tanti ragazzi accostarsi ad autori che non hanno mai sentito nominare o cogliere temi non ancora superati, come quelli affrontati con entusiasmo da Rosi. Questo per dire che non è vero che i giovani sono distanti dalla cultura e dal valore civile.

 
Felice Laudadio: La prospettiva su Lang permette di riscoprire il suo cinema. Si tratta di opere restaurate grazie alla Cineteca di Bologna, al Goethe-Institut e alla fondazione Murnau. Per quanto riguarda Rosi, è un grandissimo amico del festival e di Scola. Abbiamo voluto omaggiarlo dopo che alla cerimonia degli Oscar non era stato ricordato tra le personalità scomparse. Molto importanti saranno anche le Lezioni di cinema, dove oltre al film interverrà l’autore che sarà intervistato da critici ed esperti. Si inizia con Alan Parker e si continua con Jean-Jaques Annaud, Costa-Gavras, lo stesso Scola, Andrzej Wajda, Edgar Reitz, Margarethe von Trotta e Nanni Moretti, che nella serata finale del festival riceverà il premio Fellini per l’eccellenza cinematografica. Annaud presenterà anche il suo nuovo film, L’ultimo lupo, girato quasi interamente in Mongolia e le cui riprese sono durate per circa quattro anni. Sempre nella sezione Anteprime internazionali sarà possibile vedere Ex Machina, opera prima del regista britannico Alex Garland dichiaratamente ispirata a Metropolis di Fritz Lang; Ho ucciso Napoleone, una spassosa commedia di Giorgia Farina; un documentario fantastico su Kurt Cobain di Brett Morgen. Nella sezione Panorama internazionale ricordiamo: il debutto alla regia di Paul Bettany con Shelter; Accused di Paula van der Oest, film candidato all’Oscar; Miss Julie di Liv Ulmann con Jessica Chastain e Colin Farrell. Fuori concorso verrà presentato il documentario italiano Magicarena di Andrea Prandstraller e Niccolò Bruna. Infine tornano i Focus su… che sono occasioni per incontrare attori o attrici. Quest’anno sarà la volta di Luca Zingaretti, Alba Rohrwacher, Valentina Lodovini e Stefania Rocca, di cui verranno presentati due cortometraggi da lei diretti.

Ettore Scola: Il segreto di questo festival è forse nel suo costo esiguo e nell’occasione di crescita che offre. In nessuno dei grandi festival c’è un’idea di cinema. Il festival di Bari ha un’identità precisa. Oggi è difficile dire cosa sia il cinema. Per Rosi si usa spesso l’ossimoro cinema impegnato, ma cosa significa in fondo? Il cinema è in generale un impegno, deve essere uno strumento di comprensione della realtà, e quindi di scelte ed evoluzione della società. Rosi sapeva cos’è il cinema, come va fatto e a cosa deve servire. È riduttivo dire che era un regista impegnato. Compito del cinema non è offrire soluzioni, ma raccontare alla gente il loro paese e quindi dargli una maggiore capacità di discernimento. E i film di Rosi hanno chiarito le idee. Negli altri festival non c’è il significato di amore per il cinema che si trova qui. Gli altri festival rincorrono la cronaca e la popolarità escludendo una fetta d’Italia formata da giovani che hanno sì bisogno di lavoro, ma anche di allegria e conoscenza. Amare il cinema significa ricordare i grandi maestri e capirne la necessità, anche nel momento in cui non si va al cinema. Ricordo che un mio film considerato minore, Splendor, si apriva con un bambino di un paese che portava la sua seggiolina in piazza perché arrivava il cinema. Si proiettava Metropolis e di fronte a quella favola restavano tutti in silenzio, impressionati a seguire quel primo grande robot del cinema. Volevo poi spendere qualche parola sulla tavola rotonda Cinema & Fiction: convergenze parallele? perché per molto tempo la televisione è stata considerata come un’ancella del cinema. Tranne Bergman, Fellini e Antonioni, nessun altro grande si è dedicato alla televisione. Veniva mantenuta un’aristocratica distanza con il mezzo televisivo. Abbiamo sbagliato tutti. Per questo il Bif&st ospiterà questa tavola rotonda su un tema ancora di forte attualità.

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