"Un film sulla natura del contatto". The Hunter di Bakur Bakuradze a Cannes 64, foto e trailer

Okhotnik [The Hunter] di Bakur Bakuradze
"È un film sulla natura del contatto, sulla necessità del contatto. È il sentimento più forte che l'essere umano possa provare su questa terra". Così il regista georgiano Bakur Bakuradze sul suo Okhotnik (The Hunter), a Cannes 64 tra i titoli di Un Certain Regard

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Okhotnik [The Hunter] di Bakur Bakuradze 

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"È un film sulla natura del contatto, sulla necessità del contatto. È il sentimento più forte che l'essere umano possa provare su questa terra". Così il regista georgiano Bakur Bakuradze sul suo Okhotnik (The Hunter), a Cannes 64 tra i titoli di Un Certain Regard. A Torino 25 avevamo visto il suo bellissimo corto di 35 minuti Moscow nella sezione La Zona.



Ambientato nel paesaggio aspro e straordinario delle montagne kazake, The Hunter segue il contadino Ivan Dounaev impegnato nelle sue faccende quotidiane: dare da mangiare ai maiali, controllare i conti, lavorare con il suo trattore, andare a caccia, occuparsi della carne che vende. Ivan vive con moglie, figlio e figlia adolescente. Un giorno sopraggiungono due nuovi lavoratori, Liuba e Raya, detenuti presso la vicina colonia penale. Senza che Ivan se ne accorga, la sua vita inizia a mutare.


 

Nelle note di regia, Bakuradze spiega lo spirito del film, di cui è anche sceneggiatore:



"È difficile per gli uomini dei nostri tempi essere veramente se stessi. […] In strada, spesso, gli uomini seguono tutti gli altri, come una massa in movimento. "Se tutti fanno così, lo faccio anch'io". Se un individuo sente il bisogno di non essere solo una parte del disordine generale, ma vuole piuttosto ritrovare se stesso attraverso i propri pensieri, attraverso le sue responsabilità, se si arroga il diritto di essere colpevole, si permette di sentire, di aver fiducia, di agire, ecco che può diventare un eroe. Un eroismo che non è fugace, militare o sacrificale. È un modo di vivere la propria vita che può essere sepolto nella routine e dalla monotonia del quotidiano. È solo grazie a sforzi come questi che l'uomo può creare lui stesso il mondo che lo circonda. Tale mondo è inevitabilmente chiuso, naturale come sono l'alternarsi delle stagioni in fattoria, l'amore per la moglie, che lo induce a stabilire degli orari, o a rispettare l'alimentazione dei suini. Ma cosa accade quando lo spazio della vita quotidiana è trasformato dalla vicinanza di due persone? Quando un uomo sembra spogliato di ogni sua illusione e ha bisogno di te?"



Sul set di Okhotnik [The Hunter] di Bakur BakuradzeBakur Bakuradze continua così il percorso iniziato con il debutto Shultes (clip) presentato sempre nella Quinzaine del Festival di Cannes nel 2008. Là il protagonista era un giovane atleta che dopo un incidente diventa un criminale, e come in The Hunter, un evento imprevisto, il contatto occasionale con una giovane donna che ha derubato, manda in corto circuito la sua vita e rimette in gioco sentimenti, emozioni e trasformazione.



The Hunter si svolge quasi interamente tra azioni estremamente semplici e quotidiane, ponendo l'accento sull'essere umano, la relazione uomo-donna, il rapporto tra padre e figlio, e sullo spazio vitale. Secondo Bakuradze, nato a Tbilisi nel 1969, la maggior parte dei film russi "soffrono di una sorta di artificiosità, di finzione standard. Certo, non può non esserci qualche differenza tra il cinema e la vita, ma in questo caso è rivoltante, è una finzione che non conduce da nessuna parte. […] Vorrei che il nostro cinema prendesse un'altra direzione. Non è possibile che i protagonisti dei film russi contemporanei parlino con l'intonazione degli anni '70 o '80! In termini di 'resistenza alla città', tutti noi che viviamo in grandi metropoli siamo anche in conflitto con esse. La città detta le sue condizoni di vita".

 

 Le foto di The Hunter sono nella nostra gallery. Qui di seguito, il trailer.

 

 

Se rimosso, visibile anche qui o qui

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