Un mondo in più, di Luigi Pane

C’è una spinta impellente verso il sociale a caratterizzare l’esordio del regista, ma su tutto domina una volta ancora il rapporto intimo tra un ragazzo e una ragazza. Da oggi in sala

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Il timido e riservato Diego (Francesco Ferrante) si è trasferito da poco più di un anno da Napoli a Roma con suo padre (il sempre più convincente Francesco Di Leva) e vive nella periferia della capitale. Il padre, dai trascorsi oscuri, ha perso la moglie per un male incurabile, adesso lavora in un bar e cerca con tutti le forze di portare avanti l’educazione del figlio, proteggendolo dal passato e dalle cattive frequentazioni. Diego non è attratto dal calcio (anche se il calcio, ed in particolare un polveroso campetto, tornerà diverse volte, vedi la scena conclusiva…), non sa neanche giocarci, porta il nome dell’idolo di una città, ma nella sua stanza, anziché il poster del Pibe de Oro, domina la locandina di Accattone, di Pier Paolo Pasolini. Sono molti i riferimenti cinematografici, in particolare quelli riferiti all’intellettuale emiliano, con continue citazioni, poi c’è la maglia dell’Associazione romana “Piccolo America” indossata dal protagonista nelle prime scene, quando se ne va a spasso per il quartiere con la sua inseparabile macchina fotografica, a vivere appieno la reale passione, appunto, la fotografia, o meglio, la voglia di raccontare in immagini la realtà, di calarsi totalmente nel marasma della contemporaneità, in cui non si può più parlare di periferia, borgata, sono ormai concetti provenienti dal Novecento, pregiudizi. Oggi sarebbe molto meglio ragionare per quartieri…

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Ecco, è probabilmente proprio questa spinta impellente soprattutto verso il sociale a caratterizzare l’esordio al lungometraggio del quarantenne Luigi Pane, laureato in Storia e Critica del Cinema a Tor Vergata, di diversi, forse troppi, spunti sull’attualità, come la pandemia covid (il film è ambientato nell’estate del 2020, presentato nella sezione Alice nella Città della Festa del Cinema di Roma 2021), gli alloggi d’accoglienza per gli extracomunitari che creano contrasti e rivolte condominiali, il bullismo adolescenziale (di cui è protagonista il bravo Claudio Segaluscio, giovane attore e protagonista già particolarmente apprezzato in Sole di Carlo Sironi), la malavita organizzata. A proposito della malavita, buona parte della storia si snocciola intorno a questa piaga, perché appunto il papà di Diego, Franco, era affiliato ad un clan napoletano ed è andato a vivere a Roma, grazie all’appoggio del suo boss (Gigio Morra) per cambiare vita definitivamente. Dopo aver speso tutti i suoi risparmi per le cure della moglie, Franco ha trovato lavoro e casa in affitto con l’aiuto finanziario del malavitoso latitante. Quest’ultimo quando torna a battere cassa, “ordina” Franco di ospitare e proteggere in casa la compagna del figlio camorrista, ferito gravemente in un agguato misterioso a Napoli. Tea (Denise Capezza), presente all’agguato, sarebbe l’unica a poter testimoniare e quindi è a rischio di vita. Tea entra nel mondo di Diego che lentamente si lascia conquistare non solo dall’avvenenza fisica e dalle doti ammaliatrici della ragazza, ma anche dal suo carattere aperto e apparentemente libero, capace di creare con ognuno il giusto feeling.

La misteriosa Tea nasconde un segreto che sconvolgerà le dinamiche interne, ma prima saprà entrare nel cuore di Diego ed anche nella testa, quando in una scena particolare si sente la sua voce chiamare il nome del ragazzo nel sonno/veglia, come a rievocare la voce della mamma scomparsa, sempre nei sogni del figlio che ogni notte ascolta i gabbiani, il rumore del mare, le onde infrangersi, si ritrova in balia delle stesse a volte, risvegliandosi di soprassalto. Tea è come una sirena, porta con se anche l’Odissea di Omero e all’interno la cartolina di Sorrento (città originaria del regista…), è la chiave attesa per aprire quel mondo in più, per perdersi nella vita che ti chiama a crescere e a difenderti. Non il “sorrentiniano” uomo in più, ma un mondo in più, una piccola cronenberghiana A History of Violence, alla ricerca della collettività smarrita, ricerca della forza che unisce e non separa. Diego non sa spiegarsi perché una ragazza come Tea abbia potuto frequentare un camorrista figlio di un latitante, ma alla fine del viaggio capirà. In fondo, non c’è dubbio che il rapporto tra Tea e Diego è la cosa più riuscita del film, oltre alcune interpretazioni attoriali degne di nota (il prof bullizzato Renato Carpentieri, Francesco Di Leva, la stessa Denise Capezza, il bullo Claudio Segaluscio). Resta il rammarico sulla troppa carne al fuoco non sempre ben gestita e contenuta, fatta di rimandi sull’attualità di microcosmi moderni in cui tutti noi siamo chiamati a confrontarci. Con l’immaginazione poi però tutto è possibile, anche fare goal nel set, senza aver comunque mai toccato un pallone nella propria vita.

 

Regia: Luigi Pane
Interpreti: Francesco Ferrante, Francesco Di Leva, Denise Capezza, Tezeta Abraham, Alessandro Bernardini, Eva Cela, Claudio Segaluscio, Gigio Morra, Renato Carpentieri
Distribuzione: Play Entertainment
Durata: 109’
Origine: Italia, Francia, 2021

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.4
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Il voto dei lettori
3.2 (5 voti)
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