Un nemico che ti vuole bene, di Denis Rabaglia
La parte noir trattata prevalentemente dal lato della scrittura è bilanciata da soluzioni luminose abile a sfruttarne tutte le potenzialità paesaggistiche
Enzo Stefanelli (Diego Abatantuono) è un astrofisico che durante una notte di pioggia salva la vita di un ragazzo, Salvatore (Antonio Folletto), di professione killer, ferito da un colpo di arma da fuoco. Un escamotage che permette di creare un legame sul conseguente debito di riconoscenza, rinsaldato dal successivo fidanzamento di Salvatore con la figliastra di Enzo, un’aspirante cantante senza talento. Completano il quadro d’insieme della famiglia, al solito disfunzionale, la mamma interpretata da Sandra Milo, la moglie fedifraga, il suo ex (Massimo Ghini), ed un fratello prete.
Per sdebitarsi Salvatore si offre di fare qualcosa che possa migliorare la vita di Enzo: eliminare quello che crede essere il suo peggior nemico. Ucciderlo. Tra una famiglia distratta ed egoista ed ingrata, dei colleghi di lavoro come minimo antipatici e sicuramente arrivisti, senza scrupoli, il ventaglio da cui estrarre il nome per l’assassino è molto ampio, richiede un’indagine approfondita. Il tono del racconto di Rabaglia è quello della commedia nera, anche se poi alla fine l’equilibrio non è perfetto ed i toni leggeri finiscono per prevalere. Le riprese sono state effettuate in Puglia tra Casarano, Lecce, Bari, Trani, Acquaviva delle Fonti e tra le montagne della Svizzera dove è ambientata la parte finale della storia.
Il concetto di partenza è chiaro, tutti abbiamo dei nemici. Di cui non siamo consapevoli a volte, perchè li vogliamo ingnorare, e vogliamo credere siano soltanto una nostra fantasia, vogliamo credere sia il principio di una mania di persecuzione, e nient’altro che una giustificazione dei nostri demeriti. O perchè da persone perbene, con fatica abbracciamo le regole di un mondo di lupi, con fatica accettiamo di abituarci ai comportamenti disonesti, e certi problemi preferiamo allontanarli da noi, osservarli da lontano, come qualcosa che non ci riguarda, convinti che girando la testa si possa evitare di vedere il male. Questo cambiamento, questo approccio alla vita differente, basato sulla trasformazione del personaggio principale, innanzitutto, è la regola prima di ogni schema classico di sceneggiatura. Da uomo ingenuo qual è Enzo cerca un riscatto per diventare qualcosa d’altro, pur senza sapere bene cosa, ed è proprio attraverso il ribaltamento che il regista punta a creare delle situazioni comiche, e lo schema, per certi versi, funziona efficacemente. L’arco di trasformazione oltre a lui coinvolge Salvatore, che avrà la sua occasione di redimersi, mentre gli altri personaggi, non proprio secondari, sono lasciati ad orbitare senza troppe soluzioni dentro l’ingranaggio, forse troppo marginali per l’importanza effettiva ed il peso specifico che hanno nel bilancio complessivo del film.
Per riequilibrare la parte noir trattata prevalentemente dal lato della scrittura, Rabaglia utilizza per la fotografia una soluzione luminosa, attenta al contesto nel quale è inserita, ed è abile a sfruttarne tutte le potenzialità paesaggistiche, e con la stessa intenzione adopera anche la musica, molto importante per regolare i toni della storia, a maggior ragione quando si è in presenza e si vuole rappresentare una commistione di generi diversi, lasciata dunque come semplice suggerimento umorale.
Regia: Denis Rabaglia
Interpreti: Diego Abatantuono, Antonio Folletto, Sandra Milo, Antonio Catania, Ugo Conti, Massimo Ghini
Distribuzione: Medusa
Durata: 97′
Origine: Italia 2018