Un poliziotto ancora in prova, di Tim Story

La difficile traducibilità della commedia è il motivo per cui ha riscontri internazionali dissonanti. Ride Along 2 è persino un sottogenere etnico e fa riferimento allo slang di una singola comunità

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Il revival del buddy-movie era iniziato con Cop Out di Kevin Smith e aveva avuto un notevole successo con 21 Jump Street di Phil Lord e Chris Smith. La formula si era evoluta con diversi aggiornamenti femminili come The Heat di Paul Feig e ha avuto la sua consacrazione animata con Zootopia della Disney. L’accoppiata di due poliziotti diversi aveva avuto una riedizione propriamente action con Bullet to the Head di Walter Hill. La versione afroamericana con Kevin Hart e Ice Cube è arrivata addirittura al secondo capitolo e la firma di Tim Story è un marchio di fabbrica che accerta la sua natura etnica. Il regista aveva debuttato con la migliore versione possibile di Fantastic Four della Marvel e successivamente era tornato alla ribalta con la versione cinematografica dei romanzi sociofamiliari di una black star come Steve Harvey.

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ken jeong un poliziotto ancora in provaLa legge universale del sequel proclama che bigger is better e Ride Along 2 rispetta il comandamento sul piano del genere. Il trasferimento delle indagini dei due poliziotti/cognati da Atlanta a Miami permette di allargare lo spazio di inclusione alla comunità asiatica e ispanica. Il problema della traducibilità della commedia è sempre stato alla base del suo differente riscontro di pubblico tra il panorama americano e quello internazionale. Il limite si amplifica quando la cerchia della referenziaità viene ulteriormente ridotta agli usi e i costumi della minoranza di un’altra popolazione. Il volto di Ken Jeong è noto ai fan di un franchise internazionale come The Hangover ma non basta a garantire una trasversalità di gradimento. La modella Olivia Munn ha origini vietnamite e viene prestata al ruolo di superagente latina che deve incastrare un boss locale. Ice Cube sembra abbastanza divertito ad impersonare la parte dello sbirro individualista con una sfumatura da blaxploitation. Il paradosso è che adesso è passato dall’altra parte della barricata rispetto a quando inneggiava a fottere la polizia insieme ai NWA. La sceneggiatura di Phil Hay e di Matt Manfredi era lineare già nel primo capitolo e la ripetizione dello schema ha appiattito l’intreccio su un livello degno di Fox Crime. L’esile linea narrativa serve come trampolino di lancio per la stella di Kevin Hart ma la natura del suo umorismo verbale si perde totalmente insieme allo slang. Le cose vanno meglio quando l’attore prova ad imitare le pose da duro del suo collega e si scontra con le sue limitazioni fisiche. La sua goffaggine non è mai distrutto a ma la sequenza in cui fa valere la sua abilità a GTA in un inseguimento vero è effettivamente riuscita. Il giudizio critico è comunque irrilevante davanti ad un incasso che ha triplicato il budget e ha lasciato una sentenza difficile da accettare. La commedia etnica sarà discutibile ma fa ridere la platea a cui è rivolta e Ride Along 2 è un film rappresentativo di un gusto settario.

 

Titolo originale: Ride Along 2

Regia: Tim Story

Interpreti: Kevin Hart, Ice Cube, Ken Jeong, Benjamin Bratt, Olivia Munn, Bruce McGill

Distribuzione: Universal

Durata: 101′

Origine: USA, 2016

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