"Un ponte per Terabithia", di Gabor Csupo

Costruire un ponte verso l'altrove. Così, alla svelta. Bruciando il tempo e il finale del film. Verso un epilogo che apre un altro film, altre storie, altri mondi inesplorati.Inaspettato e struggente il film di Gabor Csupo

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Costruire un ponte verso l'altrove. Così, alla svelta. Bruciando il tempo e il finale del film. Verso un epilogo che apre un altro film, altre storie, altri mondi inesplorati. Sorprendente il film di Csupo. Un po' (e forse meglio) de Il labirinto del fauno di Del Toro ci ricorda che ogni fiaba sta nel limite che separa la vita e la morte, il vero e il falso, la folle stravaganza e la bellezza.

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Jess e Leslie, vicini di casa, creano un mondo tutto per loro. Non sono ragazzi come tutti gli altri. Il loro sguardo sembra sempre andare oltre, verso l'immaginazione di visioni infinite, stupende e terribili, costantemente figlie di un gioco che rinnega i piccoli dolori dell'età acerba. Fin quando il tragico irrompe nel mondo dei sogni; allora tutto potrebbe perdersi, affondare nel buio, finire in un solo colpo… con lo shock di un'assenza improvvisa.


Csupo a volte esagera nelle sottolineature, troppo interessato e innamorato di questo suo romanzo di formazione malinconico e inaspettatamente lucido; ma sa cosa raccontare e come raccontarlo. La sua è un'opera che cerca la vita, sposa l'ingenuità senza mai cadere nell'autorialità naif e celebra il fantastico come fosse l'elemento contingente di un romanzo più ampio e complesso. Il suo Jess è, infatti, un giovane Holden dalle origini povere, cresciuto nella materialità di una natura misterica e selvaggia, dove le anatre di Central Park vengono sostituite da Troll salvifici e cavalieri con le sembianze di cavallette antropomorfe. Il fantastico mondo di Terabithia è, dopo tutto, nient'altro che l'immagine continuamente mutevole e precaria di un immaginario – quello adolescenziale dalla sensibilità emarginata – in continua evoluzione e proprio per questo precario, contradditorio, forse anche esplicitamente falso e costruito, ma tuttavia frutto di un'evasione artistica da un reale che è sempre e comunque desolatamente "finito". In ciò sta la scommessa (vinta) di Un ponte per Terabithia: quella di raccontare ancora una volta il fiabesco sporcandosi le mani con il vissuto, senza mai cedere di un passo di fronte alla mediocre verità, ma anzi avendo la sfacciataggine di innalzare un ponte impossibile e meravigliosamente necessario tra i due mondi. Un film e un cinema che – come l'occhio del piccolo Jess – non hanno paura di vedere ancora.


 


Titolo originale: Bridge to Terabithia


Regia: Gabor Csupo


Interpreti: Josh Hutcherson, Anna Sophia Robb, Zooey Deschanel, Robert Patrick


Distribuzione: Moviemax


Durata: 95'


Origine: USA, 2007


 


 

 

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