"Una notte da leoni 2", di Todd Phillips
Questo secondo capitolo si spinge oltre, raddoppiando le derive iconoclaste e sottoponendo fino al limite del consentito i corpi dei suoi protagonisti al trattamento di una ironia violentissima con conseguenze mai così nette a livello etico e anticonformista. In questo Todd Phillips è davvero uno dei pochi registi americani ad aver tracciato in questi anni non soltanto una precisa poetica d’autore, ma un discorso netto, spassoso e spietato allo stesso tempo, sulla dualità dell’uomo e su una instancabile lotta con le norme sociali

Phillips confeziona ogni inquadratura come se girasse un kolossal. Si concede improvvise impennate misticheggianti e videoclippate che paiono provenire direttamente dalle allucinazioni pinkfloydiane dell’eccellente Parto col folle. Questo secondo, ancor più abissale, viaggio al termine della notte ripercorre lo spartito drammaturgico del primo episodio, con tutte le tappe narrative “obbligate” che confezionano il brand Hangover (telefonata a inizio film e successivo lungo flashback, intermezzo musicale cantato da Stu, risoluzione finale imprevista, titoli di coda accompagnati dalle istantanee della notte brava più politicamente scorretta che si sia mai non- vista al cinema). Rispetto al modello precedente la lucentezza capitalistica e ambigua della Las Vegas a stelle e strisce cede il passo alle tonalità grigio-arancio della capitale asiatica, melmosa, iconografia metaforica di una corruzione
spirituale quasi irrimediabile. Qui infatti il secondo capitolo gioca meno di fioretto, spingendo fino al parossismo l’ironia acida e la cupezza di fondo da sempre presente nelle opere del regista americano. Una notte da leoni 2 è un viaggio apparentemente innocuo nei meandri più nascosti dell’animo umano (“Ho un demonio dentro”, confessa alla fine Stu al futuro suocero con rabbia e liberazione, in quella che sembra essere quasi una confessione d’autore), dove le molteplici esplosioni umoristiche hanno per protagonisti non solo i ragazz(acc)i americani ormai ultratrentenni, ma anche scimmiette spacciatrici e ninfomani, trafficanti d’armi, prostitute transessuali, amici cocainomani. In questo secondo capitolo Phillips si spinge oltre, raddoppiando le derive iconoclaste e sottoponendo fino al limite del consentito i corpi dei suoi protagonisti al trattamento della sua ironia violentissima con conseguenze mai così nette a livello etico e anticonformista. In questo Todd Phillips è davvero uno dei pochi registi americani ad aver tracciato in questi anni non soltanto una precisa poetica d’autore, ma un discorso netto, spassoso e spietato allo stesso tempo, sulla dualità dell’uomo e sulla sua instancabile lotta con le norme sociali.

Titolo originale: The Hangover 2
Regia: Todd Phillips
Interpreti: Bradley Cooper, Zach Galifianakis, Ed Helms, Paul Giamatti, Justin Bartha
Distribuzione: Warner Bors.
Regia: Todd Phillips
Interpreti: Bradley Cooper, Zach Galifianakis, Ed Helms, Paul Giamatti, Justin Bartha
Distribuzione: Warner Bors.
Durata: 107'
Origine: USA, 2011
Origine: USA, 2011
Si, certo, brutto Malick e invece capolavoro questa americanata. Ah ma forse ho capito, fate il giochino che dite l'opposto della verità per scherzare. E' così?
Americanata!!!???????? Ma c'è ancora qualcuno che parla e scrive cosi'? Nel 2011? Ma è una gara a chi la dice più vecchia?Ok ci sto. Cara Alice il tuo ragionamento sul cinema non è vecchio è da…matusa! AH, AH, AH.
…E Todd Phillips è un genio!
Grazie a Carlo, come sempre lettura profonda e lucidissima, quindi quanto mai importante, di un film che meravigliosamente non è ciò che sembra 🙂
Per Alice: comunque, The Tree of Life e questo sono recensiti da due firme diverse…