Una terapia di gruppo, di Paolo Costella
A farsi carico dell’umorismo sulla malattia, non è soltanto la commedia nera, ma anche quella leggera. Alla riflessione lega la risata, al di là di qualche leggerezza caricaturale

Com’è possibile che uno stimato terapeuta comportale, abbia deciso di convocare un’improvvisa terapia di gruppo tra sconosciuti, accomunati soltanto dall’incapacità di gestire il proprio disturbo ossessivo compulsivo di fronte al sociale e talvolta perfino all’individuale? È il caos ed è un mistero, di quelli tragicomici però. Questo lo spunto iniziale di Una terapia di gruppo, il nuovo film di Paolo Costella. A breve distanza da Storia di una notte, presentato in anteprima alla 19° Festa del Cinema di Roma, Costella, attraverso un libero adattamento della commedia spagnola di successo Toc Toc del 2017 diretta da Vicente Villanueva, nata a sua volta dall’omonima rappresentazione teatrale di Laurent Baffie, torna al cinema della risata e fa centro.
Forte di un grande cast, che vede coinvolti Margherita Buy, Claudio Bisio, Valentina Lodovini, Claudio Santamaria, Ludovica Francesconi, Lucia Mascino e Leo Gassmann, Una terapia di coppia innesca fin da subito un vero e proprio scontro generazionale (oltreché ideologico), capace di riflettere tanto sulle cause e le problematiche derivate dal disturbo ossessivo compulsivo, quanto sulle patologie del “nuovo mondo”. Una tra tutte, l’incapacità di vivere in armonia con sé stessi e con gli altri, ed è già paradossale così, se sprovvisti dei cellulari, che sono poi le armi del nuovo millennio. Soprattutto se usate per fini di reato o peggio, di vendetta.
Da una parte la tecnologia come arma, capace di danneggiare e colpire il nostro lato più vulnerabile ed emotivo, le cui risposte sono inevitabilmente la crisi e il crollo. Da qui lo sviluppo del disturbo ossessivo compulsivo, dapprima estraneo e poi onnipresente. Dall’altra la tecnologia come panacea apparente alla noia e all’ansia. Se inizialmente placa, secondariamente distrugge. Ecco dunque i cortocircuiti della società e poi della mente, complessi, tragici, ma per come li raccontano Costella e i suoi autori Michele Abatantuono e Lara Prando, perfino buffi, se non addirittura esilaranti.
Non c’è infatti il solo ossessivo controllo del virtuale, ma anche quello per i numeri e le abitudini di ordinaria quotidianità – hai spento il gas? Hai dato da mangiare al gatto? -, così come le conseguenze di un trauma mai realmente elaborato. Ancora, la necessità di convivere con una patologia incurabile, che non impedisce però né l’accettazione della vita, né tantomeno quella dell’amore. Non c’è giudizio più crudele del nostro, sembra suggerirci Costella. Vinto quello, l’opinione dell’altro, di chi ci è estraneo, è ben poca cosa. Tanto vale riderci su, passando per la sofferenza e la dovuta terapia. Necessaria, salvifica e perché no, perfino divertente.
I protagonisti di Una terapia di gruppo, si – e ci – raccontano esattamente per quello che sono, senza sconti, né freni inibitori. La vita è insostenibile se vissuta nella vergogna, nella colpa e nell’imbarazzo, specie se si è soli. Ecco perché la compagnia di chi comprende, non può far altro che cambiare tutto, permettendo di osservare la luce, laddove c’è sempre stata oscurità e grigio. Al netto di qualche leggerezza caricaturale (Bisio ha rischiosamente costruito la propria dimensione di coprolalia, affidandosi ad una celebre youtuber, imitata fino all’eccesso), Una terapia di gruppo genera risate e riflessioni. Non è cosa da poco. Bravi Francesconi e Gassmann, vere rivelazioni del film.
Regia: Paolo Costella
Interpreti: Claudio Bisio, Margherita Buy, Claudio Santamaria, Valentina Lodovini, Leo Gassmann, Ludovica Francesconi, Lucia Mascino, Nicola Pistoia, Demetra Bellina, Debora Villa, Mauro Racanati, Alice Mangione
Distribuzione: Warner Bros. Pictures Italia
Durata: 100’
Origine: Italia, 2024