"Underworld: La ribellione dei Lycans", di Patrick Tatopoulos

Underworld

La trilogia si completa con il racconto dell'antefatto che ha condotto alla guerra fra vampiri e lupi mannari: un prodotto facile e veloce che pure possiede spunti interessanti e dimostra come, dietro al divertimento e al fracasso, la saga nasconda non poche ambizioni

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UnderworldTerza parte della saga iniziata da Len Wiseman nel 2003, il nuovo Underworld vede esordire alla regia il ben noto tecnico degli effetti speciali Patrick Tatopoulos (Godzilla, Io sono leggenda), per raccontare l'antefatto della guerra tra lupi mannari e vampiri: o meglio, il passaggio che dai lupi mannari conduce ai Lycan, le creature capaci di transitare dallo stadio umano a quello animale. Alcuni punti fermi erano già stati enunciati dai precedenti capitoli e, come da prassi del cinema odierno, si tratta di colmare i pochi margini di mistero ancora rimasti, attraverso una storia semplice e che oscilla fra l'epica horror e la fiaba. In fondo gli scenari neozelandesi chiariscono ineluttabilmente la vicinanza ideale alla saga del Signore degli Anelli, anche se il format (e la linea fracassona cara alla Sony Screen Gems) impongono un incedere spedito e colmo di scene d'azione dove si abusa della fast-motion e di un montaggio serratissimo.
L'amalgama di elementi nel complesso si dimostra funzionale, pur non dissipando mai una certa sensazione di artificiosità: riesce comunque a evocare un certo divertimento e si mantiene in equilibrio fra una forte stilizzazione e una grande brutalità. Il tutto supera senza grossi problemi il confuso e pasticciato capitolo due recuperando in parte la cifra stilistica del primo film (il migliore della saga). In particolare la lotta di Lucien, progenitore dei Lycan, per la liberazione della sua stirpe (secondo un modello che si può far risalire a Spartacus) riporta in auge l'idea della “lotta di classe” presente nel prototipo, virando la sfida verso un modello lupi mannari/sfruttati contro gli aristocratici vampiri/sfruttatori.
Le carte sono poi complicate dall'imprevista storia d'amore che unisce Lucien alla valorosa guerriera Sonja, membro del Consiglio vampiresco, ma anche donna d'azione che non esita a ignorare gli ordini del padre (il patriarca Victor Corvinus) per lanciarsi nella mischia del conflitto: d'altronde  la fisicità prepotente (e un po' lunare) di Rhona Mitra (Doomsday) impone la sua centralità anche nei momenti più concitati, anche per non far rimpiagere (riuscendo nello scopo) il fascino di Kate Beckinsale, protagonista indiscussa dei primi due film.
Su tutti svetta comunque il Corvinus del grande Bill Nighy, vero cattivo della storia, che tenta esplicitamente di assumere il ruolo di Darth Vader horror (sfumature psicologiche comprese) di una saga che, dietro al divertimento e al fracasso, nasconde non poche ambizioni.

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Titolo originale: Underworld: Rise of the Lycans
Regia: Patrick Tatopoulos
Interpreti: Michael Sheen, Rhona Mitra, Bill Nighy, Craig Parker
Distribuzione: Sony Pictures Releasing Italia
Durata: 92'

Origine: Usa, 2009 

 

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