Unica, di Tommaso Deboni

Come una nuova Lady D. Ilary offre la sua versione della The Crown romana: rocambolesca commedia all’italiana ma anche operazione di riappropriazione di una narrazione mediatica della sua vita.

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Chi l’avrebbe detto che il film italiano della stagione avrebbe avuto per protagonista Ilary Blasi? E non per la sitcom in stile Casa Vianello che per tanti anni aveva tenuto banco, sorta di Ferragnez all’amatriciana da realizzare una volta che il Pupone avesse dato l’addio al calcio, ma in una sorta di larrainiano Jackie in cui Blasi ripercorre fasti e caduta della loro personale Camelot.

Stilisticamente Unica si presenta come un’operazione minimalista: un po’ di repertorio, un giro turistico per Roma su un taxi, a contatto con la vox populi, mantenendo sempre il centro su di lei, seduta a raccontare la propria crisi di coppia come Lady Diana nella celeberrima intervista BBC sul matrimonio troppo affollato.

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Del resto, Totti e Ilary sono stati la royal couple del Cuppolone e lei stessa annota tra i suoi riferimenti cult di Netflix The Crown e La regina de(gl)i scacchi. Guardando Unica, le due serie appaiono riferimenti tutt’altro che casuali: dalla prima il documentario riprende l’impianto storicista, procedendo cronologicamente con la nascita del rapporto – il gol all’Olimpico e l’ormai fantomatica maglia della dichiarazione – per arrivare agli ultimi atti processuali, ma anche l’allure mitica della favola da rotocalco per far sognare il popolino; dalla seconda mutua invece l’anima fredda e calcolatrice della giocatrice che sembrava essere messa sotto scacco e arriva invece a divorare la pedina più importante.

Inserendosi nel solco tracciato da Shakira – le donne non piangono, le donne fatturano – dopo essersi conquistata il pubblico più social con stories esilaranti che sfottevano la coppia rivale costituita dall’ex marito e dalla nuova compagna – Ilary punta alla conquista del pubblico delle piattaforme. Non quello casalingo-televisivo delle interviste pomeridiane all’amica Silvia Toffanin, ma quello più smaliziato, amante della cultura pop e del trash più spinto. Concedendoglielo ampiamente.

Scritto (insieme a Romina Ronchi) da un autore scafato e mieti successi come Peppi Nocera, nato alla corte di Gianni Boncompagni e Irene Ghergo, nonché compositore dell’inossidabile T’appartengo di Ambra, Unica è infatti una grande pagina di commedia all’italiana, un Cinepanettone in cui Blasi evoca rocamboleschi ritrovamenti di scarpe e borse nella sua villa così sconfinata da risultare ignota; caffè sospesi e chat cafone con l’amica parrucchiera, investigatori privati alla Clouseau: tutta la sequenza dell’appostamento a Roma nord con l’amica e cugina è una sequenza di sceneggiatura che vorremmo veder messa in scena, tamponamento dell’albero in retromarcia incluso.

Ma nella cornice cafonal romanocentrica Unica è anche riappropriazione non scontata di una narrazione mediatica che priva la public persona del controllo sulla sua vita. Tra un colpo assestato all’ex consorte, uno all’altra donna e uno, infine, al sistema mafiosetto dei giornali (le telefonate dei direttori ai Vip per le foto dei paparazzi da non pubblicare) Blasi si mette al centro di un oggetto pop stratificato che vive unicamente dei suoi ricordi, delle sue parole. Come aveva fatto con Fabrizio Corona, si prende la sua rivincita sull’universo mediatico che l’aveva screditata dopo l’intervista di Totti a Cazzullo e gli chiude il collegamento. “Buona vita“.

Regia: Tommaso Deboni
Interpreti: Ilary Blasi, Melory Blasi, Silvia Blasi, Daniela Serafini, Michele Masneri, Giorgia Lillo Lori
Distribuzone: Netflix
Durata: 80′
Origine: Italia, 2023

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3
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