UNKNOWN PLEASURES (6) – "De la guerre", di Bertrand Bonello

Unknown Pleasures 6 - De la guerre di Bertrand Bonello
Mercoledì 29 febbraio riparte la rassegna Unknown Pleasures, con uno dei nuovi titoli del catalogo Indie Frame, De la guerre di Bertrand Bonello, cineasta che si impone per lo sguardo fieramente utopico con cui racconta una strenua lotta dell’individuo nei confronti della società, spesso improntata sulla negazione o l’impossibilità di provare piacere, uno scontro qui innestato sui corpi plastici di Mathieu Amalric e Asia Argento

Unknown Pleasures è da Sentieri selvaggi, via Carlo Botta 19 Roma, ingresso gratuito

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De la guerre di Bertrand Bonello

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A dispetto di un numero esiguo di film, la poetica di Bertrand Bonello si impone per uno sguardo fieramente utopico nell’ostinazione con cui racconta una strenua lotta dell’individuo nei confronti della società, spesso improntata sulla negazione o l’impossibilità di provare piacere.

Non fa eccezione il suo quarto e penultimo lungometraggio, De la guerre, in cui il protagonista, Bertrand (Amalric) – di nuovo un regista dopo il Jean Pierre Léaud di Le pornographe – vive una crisi d’ispirazione ed esistenziale che lo porta a seguire uno sconosciuto in un un castello fuori Parigi, immerso nel verde – le Royaume, il Regno – dove uomini e donne tentano di riappropriarsi di se stessi attraverso tecniche guerriere e meditative impartite da una sacerdotessa interpretata da Asia Argento. Ed è proprio sui corpi di Mathieu Amalric e Asia Argento, “raddoppiati” dalle figure di Guillaume Depardieu e Clotilde Hesme, che Bonello costruisce il suo nuovo racconto dicotomico, dopo il conflitto generazionale padre-figlio di Le pornographe e quello sessuale di Tiresia.


In
De la guerre lo scontro si assesta tra il terreno della parola e della razionalità attribuito al Bertrand di Amalric, che tenta di opporre alla perdita di sé la sua capacità affabulatrice, continuando a creare storie, inventare trame per film che non verranno mai alla luce, e quello fisico e istintuale di un’Asia Argento che il cinema francese continua a vivere come puro corpo cinematografico, immersa nella natura o nella trance musicale, fino a produrre nel finale un sovvertimento di ruolo che passa attraverso l’allucinata sequenza à la Apocalypse Now, acme e punto limite dell’esperienza di Bertrand nel Regno.

De la guerre Asia Argento Mathieu Amalric
All’interno di questa nuova modulazione di una poetica sostanzialmente immutata, il dato probabilmente più interessante di
De la guerre sta nel far emergere come quello di Bonello sia un cinema che metabolizza il passato e sfrutta i riferimenti intertestuali in maniera raffinata, interiorizzando e rispondendo alle suggestioni teoriche non solo della tradizione francese (come l’hard sessantottesco da Cinémathèque affrontato in Le pornographe) ma anche degli autori americani: da EXistenZ di David Cronenberg – che Bertrand guarda per caso sul divano, irretito dalle immagini al punto da disdire la escort prenotata…– con cui condivide il medesimo dualismo tra reale e immaginario, due piani continuamente reversibili e dallo statuto incerto, oltre che una riflessione sui corpi “espansi” e rigenerati, fino all’ I’m non there di Todd Haynes, uscito l’anno prima, con cui De la guerre pare dialogare a distanza, incentrato com’è sul dolore che deriva dal “n’être pas là”, dal non essere presenti a se stessi e agli eventi.
Del resto è proprio Bob Dylan la figura che il film chiama in causa nel prologo, con la citazione «Se non fossi Bob Dylan sicuramente anch’io penserei che Bob Dylan abbia molte risposte» e nel finale, nel monologo di Louise (Clotilde Hesme) che sancisce: «non canterai mai come Bob Dylan, ma non importa: sei finalmente qui».

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Titolo originle: De la guerre
Regia: Bertrand Bonello
Interpreti: Mathieu Amalric, Asia Argento, Guillaume Depardieu, Clotilde Hesme, Lea Seydoux, Aurore Clement
Distribuzione: Atlantide Entertainment – Indie Frame
Durata: 126'
Origine: Francia 2008

 

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