(unknown pleasures) Like Crazy, di Drake Doremus

In attesa del nuovo film di Doremus in concorso a Venezia72, torniamo sul bellissimo Like Crazy. Film che sa restituirci l’immediatezza di un sentimento con una regia aerea e attenta ai dettagli

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Quante volte si può raccontare al cinema una storia d’amore e le relative complicazioni senza stancare? Infinite evidentemente. Anna e Jacob (Felicity Jones e Anton Yelchin, attori che sprigionano una naturalezza di recitazione quasi rohmerina) sono due studenti universitari che si incontrano e si piacciono, che si frequentano e si amano, che si trovano immediatamente. Ma Anna è una studentessa inglese che ha solo un permesso studio di sei mesi in America, dovrà tornare presto a Londra, la sua storia americana sarà messa a dura prova. Anche perché la sconsiderata follia di rimandare di due mesi la partenza (per passare l’estate con Jacob) le renderà impossibile rinnovare il suo permesso di soggiorno. Inizieranno qui le sue peripezie legali ed amorose, strettamente e dolorosamente connesse.

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Il giovanissimo regista Drake Doremus – all’epoca del film appena ventottenne – è come il terzo personaggio principale: è un coetaneo dei protagonisti, è uno di loro, sa bene cosa vuol dire essere innamorato nell’era della comunicazione globale e decide intelligentemente di azzerare ogni riflessione sul “presente” rifugiandosi solo nel “loro presente”. Nei fugaci momenti che Anna e Jacob si regalano: una regia aerea che scopre sempre l’imbarazzo, la gioia, l’inesperienza o l’estasi in improvvisi dettagli, sguardi rubati (bellissimo il campo-controcampo Los Angeles/Londra dove sono entrambi con gli occhi persi nel vuoto, uno sguardo che azzera l’oceano), attese infinite e piccoli doni che ci raccontano un sentimento. Un bracciale con l’incisione “pazienza” e una sedia con su scritto “Like Crazy”. Doremus (proprio come Noah Baumbach o Richard Linklater) sa bene che l’amore al cinema è soprattutto un fatto di ellissi, di non detti, di tempi morti. E il suo film sa restituirci le ellissi della vita: ci si lascia, si sperimenta altro, si ritorna e si commettono cazzate…insomma si sbaglia nella affannosa ricerca della felicità. Un film che sa restituire quella consapevolezza, comune a tanti, di sbagliare sempre tranne in alcuni istanti che vorresti durassero una vita: “hai ragione, pensiamo solo a questo momento” sussurra Jacob ad Anna baciandola. Perché la Vita e la Legge, gli oceani e le altre sedie sono sempre lì a complicare tutto, a renderti dubbioso e idiota di fronte ad una semplicità che proprio non riesci a vedere.

Ed è questo il maggior pregio di Like Crazy: restituirci la semplicità di un sentimento complicato con la semplicità complicata del cinema, non avendo paura di cadere in retoriche o cliché, ma rilanciando il già visto nelle vite di questi ragazzi nel loro presente. Un film che non vuole proprio saperne di avere grosse ambizioni e che in un finale idealmente ispirato all’ultima inquadratura de Il Laureato di Mike Nichols sa anche restituire tutta l’incertezza insita nel futuro. Perché, si sa, l’amore è fatto soprattutto di pazienza…like crazy.

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    Un commento

    • L’ho visto di recente e mi è sembrata la solita solfa Sundance, carino e nulla più. Un Blue Valentine è di un altro pianeta, quello sì bellissimo