(unknown pleasures) Naissance des Pieuvres, di Céline Sciamma

In attesa di vedere in sala il bellissimo Diamante Nero, ecco la recensione del film d’esordio di Céline Sciamma. Naissance des pieuvres è un’attenta e sorvegliata opera di slanci irregolari

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Comincia come una specie di film d’eau, ‘film d’acqua’ Naissance des pieuvres, opera prima dell’allora ventisettenne Céline Sciamma. L’acqua è quella della piscina, della doccia dello spogliatoio e diventa frequentemente specchio che riflette ansie, aspirazioni e inquietudini adolescenziali. Protagoniste del film sono tre ragazzine, Marie (Pauline Acquart), Anne (Louise Blachere) e Gloriane (Adèle Haesel). I loro destini si incrociano, tra competizioni, primi amori e vibranti trasgressioni. Quello della Sciamma è un’attenta e sorvegliata opera di slanci irregolari, delicata, sottratta e tenuta in equilibrio grazie anche alla capacità di saper filmare con immediata istintività le giovani interpreti.

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L’inquetudine già traspare dall’immagine iniziale in cui Marie sta assistendo a uno spettacolo in piscina. Si trova sugli spalti, si sposta. La Sciamma, già da questo inizio, gioca intelligentemente sull’ambiguità. Prima di entrare più direttamente nella storia, si può avere l’impressione che la protagonista sia stata esclusa dalla squadra. In realtà Naissance des pieuvres è, già da questa apertura, un film di sguardi e corpi che si attraggono, un’opera di provvisori avvicinamenti e momentanee alleanze.

Le protagoniste si seguono, procedono parallelamente, si separano. E cambiano anche continuamente i rapporti di equilibrio tra le tre ragazzine, con Marie che ha un rapporto privilegiato con le altre due. La regista materializza ‘l’amore a 15 anni’ che si manifesta sia come mimesi e devozione, sia fisicamente. Ed è in un bacio tra le due ragazzine che la Sciamma mostra una rara grazia che esplicita quell’attrazione già emersa in uno dei migliori film di Claude Miller, L’éffrontée – Sarà perche ti amo (1986) interpretato da una giovanissima Charlotte Gainsbourg.

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