Valentine – appuntamento con la morte

A quattro anni dall’uscita del primo Scream il cerchio inizia a chiudersi e il parallelo con la situazione prodotta molti anni prima dal non dimenticato Halloween appare sempre più evidente in prodotti come questo Valentine. Infatti, come per i cloni del capolavoro carpenteriano (Non entrate in quella casa, Terror Train, Compleanno di sangue) torna in auge la struttura della ricorrenza di morte, del triste incidente celato nel passato e che fornisce il movente all’assassino. Stavolta però ben 13 anni separano l’increscioso evento narrato nel prologo dall’intera vicenda: quasi un clone in “tempo reale”, dunque, che è allettante vedere come tentativo di ripensare l’intero sottogenere dello “slasher” così come si è evoluto in tutto questo tempo. Dalla semplice struttura, un po’ conservatrice e sessuofobica, del “taglia e squarta” tipica dei già citati nipotini di Michael Myers, dunque, si è passati ad una tipologia di thriller/horror più attenta alle psicologie dei personaggi e ai rapporti che gli stessi intrecciano tra loro. Così la ricorrenza prescelta, S.Valentino, la festa degli innamorati, iscrive di prepotenza il film all’interno di un discorso pessimistico sull’impossibilità del rapporto di coppia. Un’atmosfera di sgradevolezza avvolge infatti i maturi protagonisti di Valentine rendendo difficile il rapporto empatico con lo spettatore, nel tentativo di avvelenare la formula rituale del genere e motivare l’ansia punitrice del killer, personificazione di un più radicato malessere sociale sulla reale negazione di un rapporto completo fra i due sessi: fiducia, amore, rispetto reciproco cadono dinanzi ad una realtà che concretizza i peggiori sospetti sull’altro e rende impossibile stringere legami. Così tutte le coppie del film sono naturalmente destinate a naufragare, poiché tutte figlie di una società contestualizzatrice nella quale i ruoli devono essere ben definiti e l’unica matrice possibile dei rapporti uomo-donna è il sesso vissuto in maniera egoistica ed edonistica: e a tal proposito sembra esplicativa la lunga sequenza della mostra d’arte sul significato della festa di S.Valentino, che non a caso viene definita una mostra di “materiale pornografico”. E parimenti le protagoniste sono felici e ignare del proprio precipitato di solitudine poiché tutte aderenti al loro ruolo: la ragazza carina, l’intelligente, la sexy… l’unica a covare in sé i germi del rancore e della disperazione è l’obesa del gruppo, che non accetta questa sua condizione e risulta perciò dissociata dal nucleo sociale nella quale agisce. Perciò la figura del killer mascherato passa un po’ in secondo piano, come fosse il punto alla fine di una più complessa analisi. L’ambizione come si vede è alta – condivisibile o meno che ne sia la tesi – ma il film non ne esce integro. La regia di Jamie Blanks (già discreto autore di Urban Legend) è infatti afflitta da uno sguardo troppo diligente, incapace di rendere davvero ‘vivi’ gli elementi iscritti nel perimetro dell’inquadratura. La lezione di John Carpenter (di cui Blanks si è dichiarato fan) non è stata dunque ben assimilata e il discorso posto in essere risulta freddo e manieristico. Inoltre lo stesso amalgama con il thriller non riesce bene e si traduce in un ritmo lento e poco incalzante: se a questo aggiungiamo la cronica autocensura che rende di fatto Valentine un thriller anemico, ci sembra che si sciolga ogni dubbio sull’effettivo valore del film. Quindi un’occasione sprecata, da tenere ad esempio (negativo) per i futuri epigoni e da far vedere a tutti quelli che hanno invece criticato il vero cult del thriller all’arma bianca di questa stagione: Non ho sonno di Dario Argento.
Titolo originale: Valentine
Regia: Jamie Blanks
Sceneggiatura: Donna Powers, Wayne Powers, Gretchen J. Berg, Aaron Harberts dal romanzo di Tom Savage
Fotografia: Rick Bota
Montaggio: Steve Mirkovich
Musica: Don Davis
Scenografia: Stephen Geaghan
Costumi: Karin Nosella
Interpreti: Denise Richards (Paige Prescott), David Boreanaz (Adam Carr), Marley Shelton (Kate Davies), Jessica Capshaw (Dorothy Wheeler), Daniel Cosgrove (Campbell Morris), Jessica Cauffiel (Lily Voight), Johnny Whitworth (Max Raimi), Katherine Heigl (Shelley Fisher), Fulvio Cecere (detective Vaughn), Hedy Burress (Ruthie)
Produzione: Dylan Sellers per Cupid Productions/NPV Entertainment/Village Roadshow Productions
Distribuzione: Warner Bros. Italia
Durata: 96’
Origine: Usa, 2001

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