Valerian e la Città dei Mille Pianeti. Incontro con Luc Besson

Nella conferenza stampa del suo ultimo film, il regista francese si mette in gioco: parla della sua infanzia, della figura del padre e della verità che c’è dentro il suo universo immaginario

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13 settembre 2017. La Mostra al Lido è appena finita e la marea si muove verso il centro di Roma, dove Luc Besson aspetta l’incontro stampa nel suo nuovo universo parallelo: quello di Valerian e la città dei Mille Pianeti, film di sci-fiction tratto dal fumetto francese “Valeriàn et Laureline”. L’opera – dove vediamo Dane Dehaan e Cara Delevingne, nel anno 2740, che provano a salvare il mondo e a lottare contra una “forza scura” che ha sterminato sei milioni di abitanti del pacifico pianeta Mul e minaccia il futuro dell’universo – è in 3D, però la conferenza stampa si svolge in due dimensioni ma vertiginosamente, con il regista francese che in risposta ad ogni domanda si esprime con l’entusiasmo di un bambino. Fino ad adesso, lui ha almeno una bella ragione per sorridere: il film ha avuto un forte successo in Francia, essendo il secondo miglior esordio dell’anno 2017.

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Con un cast che include anche Clive Owen, Herbie Hancock, Ethan Hawke e la cantante Rihanna, il film si potrebbe definire come “spettacolare”; almeno, se si parla di tecnologia, fantascienza ed effetti speciali. Ma la genesi del progetto, ci racconta il regista, è molto più legata all’aspetto emotivo: ”Alla fine del film c’è una dedica al mio padre. È stato lui a regalarmi il fumetto quando avevo 10 anni. Purtroppo è scomparso durante la lavorazione del film, non l’ha potuto vedere e per me è stato molto frustrante. Ma mi piace immaginare che adesso si terrà un’ottima proiezione lassù, senza bisogno di occhiali 3D, dove mio padre sarà accanto a David Bowie”. Subito, vengono in mente i primi cinque minuti del film, che si svolgono interamente al ritmo del classico di Bowie, Space Oddity. 

Ma dobbiamo tornare sulla terra. Qui sotto, Besson rivela com’è stato il processo di creazione del mondo di Valerian: “Ho indetto un concorso dove hanno partecipato 2000 disegnatori, che dovevano immaginare come sarebbe stato il mondo nel 2740. Non potevano parlare tra loro, solo con me una volta alla settimana via skype perché provenivano tutti da paesi diversi, Cina, Brasile, etc. Dopo un anno hanno prodotto 6000 disegni, alcuni di questi completamente folli; poi, ho fatto la scelta definitiva”.

Finito l’argomento della tecnica, si parla di realtà; per il regista, il film non è soltanto una dimensione immaginaria ma anche una metafora di qualcosa di profondamente umano: “Parla di questi popoli – come quelli del pianeta Mul – che nella storia dell’umanità sono stati massacrati in nome della religione, dell’economia o del progresso, nativi americani, popoli dell’America del Sud, gli ebrei, etc. Riguardo a questo, ho notato che quando parlavo con i miei figli di quest’argomento, non riuscivo ad attirare la loro attenzione, si addormentavano perché per loro era come andare a scuola. Una volta, a proposito di Valerian mio figlio mi ha detto: “Ma è orribile, hanno sterminato 6 milioni del popolo-perla! E io ho gli ho detto: guarda che una cosa simile è accaduta anche da noi. Lui è rimasto molto sorpreso. Quindi diciamo che mi tocca fare dei film di 180 milioni per educare mio figlio!”

Come capita spesso nel Cinema di Luc, le donne sono le regine ed eroine

valerian-banner2assolute. Allora, il regista ci spiega perché: “Io credo nel potere femminile, ho un grande rispetto per le donne, perché se l’uomo si deve difendere lo fa con i muscoli e la violenza, invece le donne usando il proprio cervello e il cuore, un atteggiamento decisamente più sano. Credo che le donne costituiscano un bell’esempio per gli uomini perché penso che non ci sia mai stata nessuna donna al mondo che abbia dichiarato una guerra. Per il calcio, però, siamo meglio delle donne“.

Poi, inevitabilmente, l’attenzione si rivolge alla presenza di Rihanna. E subito intuiamo che, dopo di questo, non ci sarà molto più da dire: “Il personaggio di Bubble è importante perché si trasforma e mi piaceva questo fatto che lei soffrisse di questa sua capacità. Lei ha un problema d’identità ed è l’apice del ruolo dell’interprete. Mi sono chiesto: Chi potrebbe fare questo ruolo? Subito ho pensato a Rihanna, sognavo l’idea che lei potesse accettare e l’ha fatto. Quando alla fine il personaggio di Rihanna si trasforma in Cleopatra e dice una frase di Shakespeare, devo riconoscere che l’ho trovato fantastico. Rihanna vestita da Cleopatra che recita Shakespeare in un film di fantascienza? Chi l’avrebbe mai sognato?” Luc, soltanto te.

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