VENEZIA 59 – "La Boite magique" (FUORI CONCORSO)di Ridha Behi

Film della memoria, non solo cinematografica, "La boite magique" si sviluppa nella continua alternanza passato/presente come un atipico romanzo di formazione in progress che non riesce però a catturare davvero il lettore/spettatore.

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Incaricato da una tv europea di girare un film sui suoi rapporti d'infanzia con il cinema, Raouf viene trasportato dal progressivo mescolarsi del passato con il presente iniziando a ridiscutere sé stesso, il rapporto con la moglie e l'idea stessa di cinema (che il regista affida alla voce del Mastroianni di 8½).Opera apertamente autobiografica quella di Ridha Behi, cineasta franco-tunisino attivo dal 1964, che ricorda da vicinissimo il cinema di Giuseppe Tornatore cui rende omaggio non solo con citazioni esplicite ma anche attraverso una struttura che si rifà a quella di Nuovo cinema paradiso e L'uomo delle stelle, le due opere più celebri del regista siciliano. Ma i riferimenti non si fermano qui e così in La boite magique il rapporto 'padre-figlio' tra il giovane Raouf e lo zio ricalca quello tra il proiezionista/Noiret e il piccolo Totò Cascio, come il personaggio del Raouf adulto rimanda direttamente al Totò (anche lui regista) interpretato da Jacques Perrin in "Nuovo cinema paradiso", mentre la figura dello zio dispensatore di 'sogni di celluloide' è molto simile a quella del Castellitto dell'Uomo delle stelle. Film della memoria, non solo cinematografica, La boite magique si sviluppa nella continua alternanza passato/presente come un atipico romanzo di formazione in progress che non riesce però a catturare davvero il lettore/spettatore. Cristallizzato sui ricordi, lo sguardo di Behi sembra rifiutarsi di osservare la realtà sociale tunisina, sbirciata timidamente attraverso le persiane delle case borghesi dei protagonisti. Il finale poi assomma simbolismi stucchevoli e ulteriori citazioni cinefile (Jules et Jim) che tentano di riequilibrare una narrazione che scorre stanca e priva di mordente. Operazione/memoria non riuscita, La boite magique rispecchia con chiarezza le pecche di una Mostra organizzata in pochissimi mesi e spesso costretta a offrire opere obiettivamente non all'altezza.

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