VENEZIA 59 – "Naqoyqatsi" di Godfrey Reggio (Fuori concorso)

Un'operazione estrema, sempre sul rischio di un sospetto di estetismo, ma comunque anche la forma di uno sperimentalismo fortemente coerente, realizzata da un cineasta che continua a negare la "parola". La vita per Reggio, come la "trilogia qatsi" dimostra, è solo la fusione di musica e immagini.

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Nell'opera di Reggio la percezione visiva continua a combinarsi con quella sonora. Dopo Koyaanisquatsi, osservazione degli scenari urbani del Nord America e Powaqqatsi, opera sulla vita in trasformazione in cui la visione della tecnologia moderna rivela anche tradizioni primitive, Naqoyquatsi sembra chiudere la cosiddetta "trilogia qatsi". Il titolo, dalla lingua hopi, scomposto in Na-qoy-quatsi può essere tradotto come "a vicenda – uccidere molte – vite". In un'opera dove le immagini sembrano seguire l'ininterrotto flusso sonoro della musica di Philip Glass – quindi il visivo che sembra diventare una sorta di "colonna sonora" della musica – e interpretata dal violoncellista Yo-Yo Ma, Naqoyqatsi si sviluppa in tre movimenti. Il primo guarda le novità di un mondo dominato dalla comunicazione e le premesse del passaggio dal linguaggio umano al codice numerico. Il secondo osserva il mondo dello sport, del gioco e della competizione. Il terzo infine  osserva la velocità, la forte accelerazione nell'esistenza del XXI° secolo.

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Reggio è come se cercasse di fermare momentaneamente quelle ininterotte traiettorie visivo-sonore, di utilizzare il proprio repertorio di immagini velocizzandole e rianimandole attraverso il digitale per cercare di trasformare il presente in memoria, di cercare di trovare quella linea di separazione ormai labile nel passaggio/fusione tra mente e macchina. Così non si tratta tanto di un "montaggio delle attrazioni" o di quella regola tipica dei formalisti russi dove "due immagini non hanno senso prese separatamente, lo acquistano tramite il montaggio". In Naquoyqatsi la fusione di immagini distinte e apparentemente insignificanti arriva tramite una circolarità dove un dettaglio o un colore ne apre altri amplificandoli. Così al movimento di atleti che cercano di superare i propri limiti si susseguono le immagini delle onde delle maree, sorrisi infantili, ghigni militareschi, volti dei grandi politici del mondo provenienti dal museo delle cere. Un'operazione estrema, sempre sul rischio di un sospetto di estetismo, ma comunque anche la forma di uno sperimentalismo fortemente coerente, realizzata da un cineasta che continua a negare la "parola". La vita per Reggio, come la "trilogia qatsi" dimostra, è solo la fusione di musica e immagini.

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